Sul rapporto fra Chiesa e Politica, Libero ha pubblicato oggi un articolo di Marcello Veneziani che ritengo meriti una riflessione. Lo riporto di seguito per intero.
Solo la Chiesa può salvare la politica
di Marcello Veneziani
Caro Vittorio, sulla presenza ingombrante della Chiesa, del Vaticano e dei Vescovi in Italia e sull’ingerenza costante nella vita politica e sociale del nostro paese, lasciami dire quattro cose.
La prima. La Chiesa fa il suo mestiere ad intromettersi nella vita di ogni giorno. Non si può pretendere che vi sia riconoscimento pubblico delle coppie gay e privatizzazione della fede religiosa. In questa strana società è possibile mostrare in pubblico il sesso in pubblico ma si deve tenere nascosta la Croce. Non si può dire ad una religione: occupati solo dell’anima e dell’aldilà perché il mondo, la vita, la famiglia, il corpo, non sono fatti tuoi. Non è vero. Sappiamo che la religione è una visione della vita, del mondo e la fede passa attraverso le opere, la pratica quotidiana, i comportamenti. Si incarna. E’ suo dovere pastorale, è sua missione occuparsi della politica, della nascita e della morte; altrimenti farebbe solo mistica e folclore, sarebbe una setta e non una comunità. E, d’altra parte, la vita del nostro paese, dell’occidente intero, è improntato a scelte, esperienze, visioni che traggono la loro radice dal cristianesimo. Noi viviamo in una civiltà cristiana; non possiamo accorgercene solo quando vogliamo combattere l’Islam. Se c’è conflitto di civiltà, la nostra civiltà discende da là.
La seconda. Non è la Chiesa che si allarga troppo nella sfera politica e temporale, è la sfera politica e temporale che è piccola e fragile, malaticcia, incapace di sorvegliare gli argini tra le due sponde del Tevere. Non prendiamocela con Ruini se entra nelle cose del Parlamento; prendiamocela con il Parlamento, con la politica, se non riesce a dar vita ad un forte senso dello Stato, ad una coscienza pubblica e civica vigorosa e condivisa, in grado di onorare e distinguere quel che è di Cesare e quel che è di Dio. Un tempo c’era la Dc a canalizzare, stemperare e mediare le istanze dei cattolici: oggi lo spirito cristiano non ha mediatori, la Chiesa deve farsi valere da sé, scendere direttamente in campo e deve farsi virale, in modo da contagiare i poli, mettendo all’incanto l’appoggio ai governi sulla base del miglior offerente. E’ triste ma è così, è la Chiesa al tempo del maggioritario.
La terza osservazione discende intimamente dalla seconda. Se oggi assume un ruolo importante la Chiesa, la Conferenza Episcopale, il riferimento cattolico, ciò non avviene per un rinato senso religioso e per una ripresa dello spirito confessionale, ma per un’assenza paurosa di agenzie di senso e di orientamento. Non abbiamo più valori guida, tutto si va sfasciando, la politica non esprime valori, le ideologie sono moribonde da un pezzo, le morali laiche e individualiste arrancano e sono flebili. Lo spazio pubblico è deserto. Di conseguenza, la Chiesa diventa anche per non-credenti, semi-credenti e creduloni uno dei pochissimi riferimenti alti, in grado di richiamare una prospettiva superiore, un punto di vista più alto. Insomma una guida, un orientamento, per una società spaesata e sradicata, che non ha santi a cui votarsi. Al fenomeno curioso degli atei devoti corrisponde a livello popolare il livello diffuso dei non praticanti ma simpatizzanti, dei poco credenti ma molto esigenti, nel richiedere tour operator nei valori morali.
Infine, viviamo in un paese molto strano, disposto a tollerare le intolleranze delle minoranze religiose, a far sparire i simboli innocui della civiltà cristiana e della fede per non suscitare la loro permalosità, disposta perfino ad assecondare le fedi altrui, riconoscendo costumi, fedi e culture. Ma non siamo disposti a dar spazio alla religione che ci ha cresciuti, nel bene nel male, che ci ha impregnato nell’anima, nel linguaggio, nei gesti, nel corpo. E resta largamente maggioritaria. Arriviamo a tollerare le peggiori bestemmie contro Dio e la Madonna, ma non verso Allah o i gay, gli ebrei o i palestinesi. Se uno si azzarda a dichiarare guerra al fanatismo islamico finisce sotto processo, ma se uno offende pubblicamente la fede millenaria del nostro paese passa indenne e riverito. Puoi dire le peggiori cose sul crocifisso e resti al posto tuo, ma se ti azzardi a difendere la morale cristiana finisci male, come capitò a Buttiglione in sede europea. Per questo dico ai credenti, semi-credenti e laici: abbiate rispetto per la civiltà cristiana, e per gli appelli alla nostra coscienza pubblica e privata, di cittadini e di uomini.
Aggiungo un’altra notazione: è in atto, a livello nazionale ed europeo, politico ed economico, una guerra vera e truce tra poteri diversamente ispirati, uno scontro: un asse laico-socialista, venato di massoneria, di circoli affaristici e di sette neo-illuministiche ed un asse cattolico-sociale, con i loro circoli d’affari, le loro opus dei e via dicendo. Vogliono il controllo della società: ho l’impressione che l’Europa sia già in odore della prima, che opera prevalentemente ma non esclusivamente nel centro-sinistra. Se capiamo la rilevanza dello scontro, senza dietrologie complottiste, ci rendiamo conto della partita e dei suoi termini. Tra Montezemolo e Ruini io preferisco Ruini; o meglio, tra Soros e Ratzinger, io ghibellino, preferisco il Papa. Preferisco chi parla in nome della Tradizione religiosa, rispetto a chi parla nel nome del proprio Fatturato.
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment