Alla luce dell’analisi di Gianfranco Piombini sul femminismo nei paesi dell’Europa del Nord, Norvegia in testa, qualcuno – il sottoscritto per esempio - può sostenere che questa notizia non gli giunge affatto inaspettata. Questo qualcuno può scomodare addirittura Gianbattista Vico e i suoi ‘corsi e ricorsi della storia’. Volendo, quel qualcuno può anche interpretare la notizia come un primo effetto, pur se debole e sfumato, dell’inevitabile ribellione della natura ‘umana’ di fronte agli squilibri sociali e psicologici provocati dall’ideologia femminista.
Fa un po’ sorridere il modo in cui la giornalista del Corriere presenta la notizia. Dopo aver accennato al dramma in cui versa il maschile norvegese, questa giunge a sottolineare la situazione italiana in termini che sembrano voler dire: “Sarà pure che gli uomini da quelle parti sono in crisi, ma che invidia per queste donne scandinave! Altro che le donne italiane, ancora vessate da una mentalità maschilista e retriva!”. Il dato del nostro Paese sarebbe semplicemente che la donna non gode di opportunità pari a quelle dell’uomo, soprattutto in termini retributivi. Tutto il resto non conta, men che meno il fatto che c’è modo e modo di ottenere le pari opportunità.
Passando dal particolare al generale, mi sembra doveroso ribadire una banalità, e cioè che nulla succede per caso. Va senz’altro riconosciuto che qualcosa di giusto c’era nelle rivendicazioni del femminismo sessantottino. All’epoca, il piatto pendeva troppo da una parte; così si è cercato un bilanciamento spingendo nel senso opposto. Solo che, come spesso avviene, il senso delle proporzioni è andato perduto. Per dirla con Vittorio Messori, le istruzioni per l’uso dell’essere umano sono state dimenticate. Al distacco dalla realtà cui conduce ogni forma di ideologia, ogni ismo - come illuminismo, positivismo, fascismo, nazismo, comunismo, femminismo, ecologismo e liberalismo - consegue, puntualmente, l’eterogenesi dei fini. Fortunatamente, a rimettere le cose a posto provvede la Natura, alter ego della Provvidenza divina.
In ordine di tempo, l’ultima ideologia a finire nella spazzatura della storia è stato il comunismo. Il riflusso, lentissimo ma inesorabile, comincia a farsi sentire adesso anche per quanto riguarda il femminismo. Poi toccherà all’ecologismo. E poi al liberalismo, se e quando quest’ultimo dovesse mai prevalere nella sua versione radicale.
Ripensando ad altre pretese del ’68, in particolare a quelle inerenti la famiglia e la scuola, è interessante constatare come oggi si sente parlare nuovamente di autorità, di ritorno alle regole e alla disciplina. Si sta addirittura rivalutando il ruolo dei padri nella crescita dei figli. Tutto ciò non sorprende. Di fronte allo stato pietoso in cui versano tante famiglie e tanti nostri ragazzi, c’è chi comincia a invocare finalmente un’inversione di rotta rispetto a quell’insensata mentalità del “vietato vietare”.
Ma a guardarsi bene intorno ci si accorge che altre nuvole oscure si profilano all’orizzonte.
Quelli di oggi sono i tempi delle rivendicazioni omosessuali. I gruppi di pressione gay esigono la parificazione delle unioni omo a quello etero, l’adozione dei bambini, il mantenimento e la crescita della confusione fra identità maschile e femminile a livello sociale. Non ho ovviamente poteri di premonizione, ma il vento che spira non mi sembra incoraggiante. È tristissimo dirlo ma, prima o poi, i gay riusciranno a ottenere ciò che vogliono.
In Italia, è vero, la lobby gay dovrà battagliare un po’, ma non incontrerà ostacoli insormontabili nel mondo politico e nel mondo laico. Non sarà cioè il centro-destra a fare da diga a questa nuova marea che sta per arrivare. Come elettore di centro-destra mi dispiace dirlo, ma dalle parti di Forza Italia, di An, della Lega e dell’Udc, vedo col lanternino coloro su cui fare affidamento. Manca la solidità dei valori e la statura morale. Solo la Chiesa, l’unica voce autorevole nel nostro Paese e una delle pochissime a livello mondiale, continuerà a mettersi di traverso. Purtroppo, però, la sua azione di contenimento non potrà durare a lungo di fronte all’assalto di tanti scriteriati, esperti nella tecnica del vittimismo e del fumo negli occhi.
Quelli di oggi sono anche i tempi di una forte aggressività islamica. Eurabia si va realizzando con la forza della demografia, con la connivenza dei politici nostrani, del cattolicesimo cd. progressista e di quella porcheria che è ormai diventata l’Unione Europea. Si compirà quindi l’islamizzazione del continente? Anche qui, procedendo a lume di naso, la faccenda mi puzza di sconfitta. Quelli di sinistra continuano a svendere la nostra civiltà in nome di un filo-arabismo suicida e di una malintesa solidarietà sociale. Fuori da ogni logica, c’è l’immancabile accusa di razzismo a chi invoca il rispetto, da parte dei mussulmani, delle più elementari regole di integrazione. Alcuni settori del mondo cattolico - religiosi e intellettuali - confondono, più o meno in buona fede, il cedimento morale con la carità cristiana e il dialogo interreligioso. Per quanto riguarda l’Italia, e per gli stessi motivi suaccennati, non saranno i politici di centro-destra a contrastare la marcia verso l’islamizzazione. Su questo fronte, nemmeno la Chiesa, nonostante gli sforzi di quel grande Papa che è Benedetto XVI, sarà granché efficace. Non c’è la necessaria compattezza e comunione di intenti.
Anche se le cose stessero veramente come le ho descritte, però, non ci sarebbe da disperare. Infatti, le regole della Natura rimetteranno le cose al loro posto, come sempre. Lo dicevamo prima, nulla succede per caso. Se una società, mi si passi la brutta espressione, si femminilizza; se accetta di far educare dei bambini a persone confuse nella propria identità sessuale; se si vergogna di se stessa e apre di buon grado le porte a chi vuole sottometterla, bé, c’è solo da prendere atto che quella società è decadente e ha bisogno di una fase di ... ‘purificazione’.
È un po’ come quello che avviene ad una persona che vede la sua vita andare improvvisamente a rotoli. Disorientato dagli eventi, costui si domanda: “Ma che cosa mi è successo? Dove ho sbagliato?”. “Lo sai benissimo invece, amico mio!”, gli risponde la vita, o chi per lei. “Ora, se vuoi veramente salvarti, dovrai prima fare i conti con la tua storia e mettere in gioco le tue convinzioni. Ciò significa che dovrai attraversare momenti di dolore. Solo quando non avrai più lacrime da versare e le idee ti saranno più chiare, potrai riprendere il cammino”. Buona fortuna, Occidente. Buona fortuna, Italia.
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