Ieri mattina, un collega di lavoro mi fa: “Sai per caso chi è Bob Hope?”. Mi sono schiarito la voce e ho risposto: “È stato un comico americano degli anni ’50 e ’60, con all’attivo un bel po’ di commedie. All’apice della popolarità, era molto ricco, forse l’uomo di spettacolo più ricco di sempre. Era capace di condurre da solo programmi di beneficenza in TV per ore e ore. E raccoglieva una barca di soldi. I suoi film venivano trasmessi in Italia negli anni ’70. Ora non più”.
Nel pomeriggio, mentre rincasavo, mi sono ricordato la domanda del mio giovane collega. Mi sono tornati in mente i film che vedevo da ragazzino, i primi film che ho visto in vita mia. Credo fosse il 1975 o il 76. Mediaset ancora non esisteva e la RAI aveva solo due canali, il primo e il secondo. Facevano ancora il carosello. Le trasmissioni cominciavano alle 20,00 col telegiornale. Il film c’era solo il lunedì. Per la maggior parte, se escludiamo Totò e i mitici della commedia italiana, si trattava di film americani degli anni ’40 e ’50, talvolta anni ’60.
Ho ricordato Le quattro piume nell’edizione del 1939, la stessa che era piaciuta a mio padre da piccolo (era un film inglese, ora che ci penso); Il Mago Houdini con Tony Curtis; La vita è una cosa meravigliosa, con James Stewart. Ho rivisto la biondina con gli zigomi in su che cantava come un usignolo, Doris Day, di cui ero pazzamente innamorato - mio fratello invece stravedeva per Laureen Bacall, la moglie di Humphrey Bogart. Mi ha fatto tenerezza ripensare ai sogni ad occhi aperti che facevo seguendo le avventure di Cary Grant; assieme a lui ero, di volta in volta, giornalista, avvocato o architetto. Poi, di botto, un fiume di nomi e di volti cinematografici: Fred Astaire, Jim Cagney, Johnny Weissmuller, William Holden, Natalie Wood, Kim Novak, Dean Martin, Jerry Lewis ...
Pensando alla domanda del mio giovane collega, mi sono reso conto che un patrimonio enorme di film, di attori e di registi, una selva di nomi e titoli familiari per quelli della mia generazione - oltre che per quella di mio nonno e mio padre, è diventato materiale da cineteca per la generazione venuta subito dopo. In pochi anni, dacché la televisione non li ha più trasmessi, tutti quei film sono finiti nell’oblio.
Il mio collega di lavoro appartiene ad un’altra epoca cinematografica e televisiva. Né migliore né peggiore della mia, solo diversa. È comprensibile che i giovani, i giovanissimi ignorino i film e gli attori che sono stati popolari fra chi li ha preceduti. Non succede solo perché quelli di oggi sono tempi in cui si consuma tutto con rapidità. È un fatto il susseguirsi delle generazioni, la trasformazione dei gusti, la sostituzione del vecchio col nuovo.
Sono un sentimentale e un nostalgico, è vero, ma non mi spingo a dire che il passato sia migliore del presente. Mio nonno è stato uno dei pochi anziani che ho conosciuto che non ha mai rimpianto i tempi della sua giovinezza. Diceva: “Quand’ero ragazzo c’era poco cibo e, se ci si ammalava, si moriva facilmente. Oggi è molto meglio”. I tempi di mio nonno erano duri, ma lo sono anche gli attuali, seppur per ragioni diverse.
Devo riconoscere che la domanda del mio giovane collega mi ha comunque lasciato addosso una sottile malinconia. “Sai per caso chi è Bob Hope?” Sì, per caso, lo so. Era uno che faceva film quando io ero un ragazzino. Acqua passata non macina più!
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