Giorni fa, qualcuno mi rammentava che il Dio rivelatoci da Gesù è un Padre prodigo (per inciso, è tale il padre della famosa parabola, non il figlio). È un Dio, il nostro, con una particolare predilezione per le pecorelle smarrite. È sempre impaziente di andarle a recuperare, bontà sua. Queste caratteristiche di Dio mi hanno talvolta messo in difficoltà. Oggi è così. “Ma come”, vorrei dirGli, “ti sei fatto crocifiggere anche per coloro che ti offendono, ti calunniano, ti scherniscono? Ami pure costoro e li aspetti fino alla fine?”.
Lo so, ci sono comportamenti ben peggiori di quelli messi in campo contro il Papa in queste ultime ore, ma l’intenzione ha il suo peso. È poi inutile nascondere che il compatimento per i 67 professori della Sapienza e per gli studenti-marionette dei centri sociali si associa in me a tanta rabbia.
Giorni fa, leggevo che uno dei modi con cui il diavolo cercò di dissuadere Gesù dal vivere la sua Passione fu probabilmente racchiuso in questa domanda: “Ma gli uomini meritano il tuo sacrificio?” Si comprende facilmente che questa era una potente tentazione. Potentissima. Pur conoscendo l’ingratitudine e la miseria dell’uomo, Lui invece andò avanti fino in fondo. Per Amore.
Sto esagerando, è vero, la sto facendo troppo drammatica per quattro povere anime che attaccano il Vicario di Cristo, ma, lo dicevo prima, la rabbia esige oggi un tributo, laddove dovrebbe esserci solo la pietas.
Benedetto XVI non ha certo bisogno del mio affetto e della mia solidarietà. Stamattina lo scrivevo comunque ad un amico: dobbiamo sempre ricordare che “un servo non è più grande del suo padrone”. Santo Padre, non si curi della miseria di certi uomini, hanno già fatto tutto il male possibile a Qualcun’altro ben più grande di lei. E ne è uscito vincitore.
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment