Il giorno di Natale il sito mariano francese a cui sono abbonato mi ha mandato una specie di fiaba (tratta da J. e J. Tharaud, Les contes de la Vierge, 1940) di cui voglio farvi parte. E’ intitolata «L’ultima visitatrice» e immagina che la notte in cui nacque Gesù, dopo che tutti i visitatori se ne furono andati, la porta della stalla si aprì lentamente come spinta da un soffio e non da una mano.
Comparve una vecchia velata, rugosissima, di cui ogni passo, nell’avvicinarsi alla culla, «sembrava lungo come i secoli». Maria ebbe paura, come se avesse visto «una sorta di fata malevola». Ma non l’asino e il bue, che continuarono tranquillamente a ruminare. Gesù dormiva. «Ma si dorme la notte di Natale?». Quando la vecchia si chinò su di lui, aprì gli occhi «e sua madre fu molto stupita nel vedere che gli occhi della donna e quelli del suo bambino erano esattamente uguali e brillavano della stessa speranza».
La vecchia si mise a frugare tra le pieghe dei suoi stracci e «sembrò metterci dei secoli». Finalmente trasse qualcosa che Maria non vide perché era nascosto nella mano chiusa. Vedeva solo il dorso della vecchia, curvo sulla culla. Capì, dai movimenti, che ciò che la donna teneva in mano era stato consegnato al Bambino. «Poi la vecchia si drizzò, come alleggerita dal peso gravosissimo che l’aveva piegata verso terra». Si volse: «il suo viso aveva ritrovato miracolosamente la giovinezza».
Maria la vide uscire silenziosamente com’era venuta e vide cos’era il misterioso dono che aveva portato. Una piccola mela rossa. Maria comprese: Eva aveva restituito al Bambino «la mela del primo peccato». E «la piccola mela rossa nelle mani del Neonato brillava come il globo del mondo nuovo che era appena nato con Lui».
(Da Antidoti, di Rino Cammilleri)
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