Monday, January 07, 2008

Per migliorare la 194, si insegni a fare l’amore

Ancora una volta, nel nostro Paese risulta difficile, se non impossibile, affrontare con maturità argomenti cd. ‘eticamente sensibili’. La tentazione di sfruttare politicamente la querelle tra favorevoli e contrari ad una moratoria sull’aborto vince sulla necessità di un dibattito serio e sereno.
Uno Stato laico e democratico ha il dovere di garantire l’esistenza di una legge sull’aborto. Tuttavia, credo sia indispensabile accogliere l’invito di Giuliano Ferrara ad una riflessione attenta sul significato attuale della legge 194.
Il pericolo che la legge, più che tutelare la donna nel suo diritto alla maternità, diventi, come suggerito da Ferrara, uno strumento di condizionamento culturale è concreto. Una prova? È sufficiente un rapido sondaggio fra le giovanissime che hanno vissuto esperienze abortive.
Nella maggior parte dei casi, la scelta di abortire è stata la scontata soluzione ad un errore, ad un ‘incidente di percorso’, come se fare l’amore fosse solo un incontro fra corpi e non implicasse la possibilità di un concepimento (anche facendo uso di contraccettivi). Va riconosciuto, allora, che l’aborto “selvaggio” è stato il risultato di una cultura che ha scalzato lo spirito originario della legge 194.
Ma il vero dramma, psicologico oltre che etico, si presenta dopo aver abortito. Nessuna donna può negare il dolore di una esperienza del genere, per quanto dettata da specifiche situazioni personali. Se è così per donne adulte, quali sono gli effetti sulle più giovani, che fanno sesso con leggerezza, per gioco, come una forma di iniziazione al mondo dei grandi o, ancor più drammaticamente, come un modo per colmare una solitudine affettiva, il tutto escludendo a priori l’idea di diventare ed essere madri?
Gli aspetti della prevenzione vanno dunque potenziati, perché con una legge non si esaurisce il compito di una società che vuol garantire la libertà degli adulti e i diritti dei più deboli e indifesi. Prevenire, però, non significa solo avviare programmi di educazione sessuale nelle scuole (che, tra l’altro, non si sa bene a chi dovrebbero essere affidati). È molto importante, è indispensabile diffondere una cultura per la vita - e torniamo all’iniziativa di Ferrara - in cui fare l’amore implichi una presa di responsabilità verso se stessi, verso il partner e verso il concepito.

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