Su segnalazione di Passaggioalbosco e di Filo a piombo, metto anch’io in evidenza lo stupendo articolo di Guglielmo Piombini [Enclave. Rivista libertaria, n. 36, giugno 2007]. La crisi del maschile, la femminilizzazione della società occidentale e la forza dell'Islam non sono argomenti nuovi in questo blog, dove si sono tratte conclusioni similari.
Dato che l’articolo di cui si tratta è lungo - ma si legge con facilità -, mi limito a due brevissime osservazioni.
La prima, molto banale, riguarda un dubbio che mi porto ormai da tempo: siamo proprio sicuri che i poveri, gli sventurati dell’umanità si trovino solo nei paesi del Terzo Mondo? A me sembra che, fatte le opportune distinzioni, aver perso l’identità individuale e collettiva non sia meno grave che vivere sotto regimi dittatoriali e morire di inedia e malattie.
La seconda è una digressione sul tema sviluppato da Piombini. Aggiungerei infatti alla sua analisi sulle responsabilità del femminismo radicale una rapida occhiata ad un altro fenomeno, quello delle rivendicazioni omosessuali. Ricordo di aver letto da qualche parte che le rivendicazioni sociali più pressanti della lobby gay sono portate avanti non da uomini, come generalmente si pensa, ma da donne. Quell’informazione, forse, trova conferma e fondamento nello scenario delineato da Piombini: non sorprende così che siano le lesbiche a premere per la legalizzazione dei matrimoni omo, per l’adozione dei figli e per la fecondazione assistita. Paradossale è poi che gli omosessuali maschi si espongano pubblicamente, credendo di avanzare propri bisogni. Poveracci, ingannati da tutte le parti!
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