Su Il Giornale di ieri, Giordano Bruno Guerri citava un’affermazione di Rita Levi Montalcini, secondo cui l’educazione laica ha «il grande merito di rendere gli individui responsabili dei propri comportamenti in forza di principi etici e non allo scopo di ottenere un compenso o sfuggire ad una punizione in una ipotetica vita ultraterrena». Giordano Bruno Guerri si mostra d’accordo con la scienziata nel “riconoscere una sorta di superiorità morale in chi opera il bene o evita il male senza speranza o timore di premi o punizioni eterni”.
Ammetto che, in genere, non do peso alle prese di posizione della signora Montalcini su temi di rilevanza etico e sociale (vedi il suo sostegno al Sì nel recente referendum sulla procreazione assistita), però in quest’occasione mi sembra che abbia fornito uno stimolo di riflessione per i cattolici. Lo stesso merito va riconosciuto, ovviamente, a Giordano Bruno Guerri.
La loro tesi è che la fede si nutre di un mero calcolo utilitaristico. Sarebbe interessante conoscere la risposta dei cattolici. Che cosa c’è alla base della fede in Dio? Perché un cattolico si sforza di comportarsi in modo conforme al dettato evangelico? Che rilevanza un cattolico attribuisce all’aspettativa, dopo la morte, di una ricompensa o di una punizione da parte di Dio? Infine, è proprio vero che i cattolici maturi orientano la loro fede in Dio soprattutto in base al criterio del do ut des, oppure sono mossi da qualcos’altro?
Thursday, November 30, 2006
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