Tuesday, December 05, 2006

Sulla ‘dolce’ morte

nullo, in Digiuno di morte, sostiene la rivendicazione di Piergiorgio Welby di esser lasciato morire. Pubblico le parti salienti dello scambio di opinioni col sottoscritto. Qui non si tratta di prendersi troppo sul serio; è l’argomento ad essere fin troppo serio.

Hoka Hey
Da cattolico, la questione mi crea dubbi tremendi. Ogni volta che guardo le immagini di Welby e penso che lo stesso potrebbe accadere a me, sono in difficoltà.
Da cristiano - spero di esserlo ancora per quello che sto per dire - penso, o meglio, comincio a pensare che la decisione di un adulto di morire riguardi solo lui e la sua coscienza. L'anima se la sbrigherà con Dio quando sarà al Suo cospetto.
Mi rendo conto che la morte di un uomo e la sua scelta di morire non riguardino effettivamente solo lui, ma tutta l’umanità. Però, se è vero, come è vero, che Dio ci ha dotati di libero arbitrio, vuol dire anche che, almeno in quei momenti, quando cioè viene fuori tutto ciò che c’è nell’uomo, lui possa decidere di se stesso. Ho grande rispetto per chi voglia morire in conseguenza di una malattia i cui effetti vanno al di là della sua capacità di sopportazione. Il problema che mi angustia però è questo: e se anche il dolore legato alla malattia fosse volontà di Dio? Chi sono io per dire a Dio: non me ne frega niente dei tuoi progetti, del tuo disegno per me e per l’umanità? Ovviamente, mi riferisco a me stesso nei panni di Welby. Lui è ovviamente libero di scegliere quello che ritiene più opportuno.

nullo
(…) Riconoscere, cristianamente, (…) che la morte sia una questione tra l’individuo e dio, mi sembra una maniera per riconoscere la libertà di coscienza dell’individuo - che è tutto quello che chiediamo.
Con i cattolici (…) si può dialogare. La domanda è: sarà possibile dialogare anche con il Vaticano?

Hoka Hey
(…) Un adulto, diversamente da un bambino, ha autonomia di giudizio. Io sono fra quelli che sono contrari tanto all’eutanasia dei bambini, che all’aborto che alla soppressione degli embrioni per fini scientifico-terapeutici. In altri termini, io penso che nessuno possa decidere della morte di chicchessia. Un uomo può decidere solo della propria morte. Ok, conosco l’obiezione: ma tu accetteresti di uccidere una persona gravemente malata che da sola non può togliersi la vita? No, perché certe cose appartengono solo a Dio. E tutto ciò mi mette ancora più in crisi.

nullo
C’è il dilemma intermedio su cui vorrei la tua posizione. Dici che al diretto interessato deve essere concesso di decidere di morire, ma che né tu, né nessuno, ha il diritto di decidere per lui/lei. Ma se la decisione è stata presa dal diretto interessato, autonomamente, tu permetteresti che qualcun’altro la metta in atto?

Hoka Hey
Se fossi io il medico, non staccherei la spina, perché farlo significherebbe sostituirmi a Dio. Capisco che è il malato ad autorizzarmi, ma io mi rifiuterei.
Se fossi io il malato, vorrei che qualcuno lo facesse per me, credo, ma, in un momento di lucidità, comprenderei il rifiuto altrui di assecondarmi.
Se un medico decidesse di assecondare la richiesta di un malato di staccare la spina, penso che sarebbero due le anime che dovranno vedersela con Dio, ma mi asterrei dall'esprimere giudizi su entrambi (medico e malato).
In altri termini, penso che la concreta attuazione di farla finita spetti solo e unicamente al malato. Non coinvolgerei nessuno, perché solo io sono responsabile di fronte a Dio delle mie azioni. Ammetto che sarei tormentato dal pensiero di offenderLo, però, se fossi veramente disperato, Lo pregherei di perdonarmi.

nullo
Quindi, mi sembra, suicidio sì, ma eutanasia no. Questa è la tua posizione. Sbaglio?

Hoka Hey
Sì, suicidio. Povero me!

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