Friday, September 23, 2005

Libero e il fegato marcio dei 'sinistrati'

L’unico quotidiano italiano che aumenta progressivamente le vendite è Libero, diretto da Vittorio Feltri. Infatti, nei suoi primi cinque anni di vita, il quotidiano è passato dalle iniziali 20 mila copie giornaliere vendute alle attuali 70-80mila, con una punta massima di 100mila - raggiunta lo scorso agosto in occasione della pubblicazione dell’ultima intervista a Oriana Fallaci da parte della televisione polacca. Va detto che si sentiva la mancanza in Italia di una voce che, nei limiti di un'informazione seria e corretta, contrastasse in modo deciso la faziosità e l'appiattimento a sinistra dei maggiori quotidiani di informazione (vedi la Repubblica, il Corriere della sera e La Stampa, questi ultimi due con le nuove direzioni, rispettivamente, di Paolo Mieli e Giulio Anselmi).
Come è noto, Libero si schiera nell’area della destra liberale. Non è mia intenzione soffermarmi in questo post sui problemi che incontra oggi la destra liberale nel nostro paese. Intendo invece sottolineare un aspetto molto banale del 'caso Libero', ma comunque divertente per i suoi lettori.
Dei pochissimi quotidiani non omologati del nostro panorama giornalistico - Libero, Il Giornale e Il Foglio - è sempre più evidente che solo il primo suscita critiche accanite e risentite da parte di numerosi sostenitori della sinistra. Il livore è talmente esasperato da portare molti, anche nei blog, a pronunciare una valanga di insulti di vario genere al giornale, ma soprattutto al suo direttore.
Riporto di seguito l'esperienza di una lettrice. Costituisce un campione dell'ostilità che il giornale è capace di attirare su di sé e della pochezza dei suoi detrattori.

«Sono una studentessa di Scienze della Comunicazione di Bologna, dove non solo Libero è stato definito dal mio professore di giornalismo come "un non giornale" e quindi da non leggere, ma anche in città, nelle edicole, è difficile da trovare e, se ciò accade, spesso, comprandolo devi subire il sarcasmo dei venditori. Gli altri studenti leggono "il Manifesto" o "L'Unità". Se qualcuno facesse la stessa cosa col vostro giornale, probabilmente rischierebbe il linciaggio, sicuramente risulterebbe inviso ai professori. La cosa più grave è che si tratta dei giornalisti di domani, che insieme a quelli di oggi, denunziano la dittatura berlusconiana. Dove si trova la tanto decantata anima progressista e democratica della sinistra? Chi sono i veri conservatori, razzisti, dittatori?»

Ovviamente, gli attacchi al giornale non derivano solo dal fatto che, pur senza lesinare critiche, Libero sostiene Berlusconi e la coalizione governativa di centrodestra. Il motivo risiede nello stile fortemente provocatorio, schietto e pungente degli editoriali di Feltri, nonché il fatto che lui e gli altri giornalisti di Libero hanno l’'antipatica abitudine' di rispondere colpo su colpo e con grande ironia alle baggianate che comunisti, no-global, filo-castristi, anti-americani, filo-palestinesi, amici dei terroristi islamici e finti-pacifisti vanno propinando nelle più varie sedi. Proprio in quanto Libero - quasi allo stesso livello di Berlusconi - ha la prerogativa dell'ostilità di questa fauna variegata, è evidente che la formula, le analisi, le inchieste e le denuncie del giornale (vedi Campo Imperialista e fondi per il terrorismo iracheno) colgano pienamente nel segno. Detto in modo più chiaro, Libero produce nei sinistrati un trasavo di bile perché raramente è stato riservato loro un trattamento così 'personalizzato'.
La soddisfazione per il direttore, la redazione e i lettori, così come l'odio dei sinistrati, non può che aumentare di fronte ai dati sulla diffusione del giornale che, ripeto, sono in crescita costante e progressiva.

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