Nel 2001, 2002 e 2004, la nota casa di moda Sisley promosse la sua collezione con queste foto. Qualcuno le ricorda ancora? In quell’occasione, al mondo della pubblicità e delle riviste patinate va riconosciuto di aver almeno giocato a carte scoperte: senza ambiguità, si propinava al collettivo un pezzo del puzzle che andava a formare l’immagine desiderata di maschio occidentale. Foto di quel genere non erano le prime e non sarebbero state le ultime.
Apprendo da Passaggioalbosco che in questi giorni Oliviero Toscani, esponente di grido del mondo pubblicitario, è tornato in pista prestando il suo obiettivo fotografico ad una campagna contro la violenza sulle donne promossa dalla rivista Donna Moderna. Il committente, com’è ovvio, voleva un messaggio di sicuro effetto, semplice ma graffiante. Si è quindi rivolto a chi sapeva avere la "giusta sensibilità", il "giusto occhio" per certe cose. Ecco che cosa Oliviero Toscani ha tirato fuori, aggiungendo un altro pezzo al puzzle di cui sopra.
Passaggioalbosco ha usato parole opportune per denunciare tanto squallore. Claudio Risé ha argomentato sul male sociale che si nasconde dietro il bombardamento, non solo mediatico, a cui sono sottoposti i giovani (si vedano anche i commenti molto puntuali ricevuti sul suo Diario di bordo).
Di mio aggiungo solo una domanda: insieme alla doverosa reazione delle associazioni a difesa dell’infanzia, riusciremo a vedere, almeno questa volta, una decisa e massiccia protesta degli uomini? e, perché no, delle donne che amano e rispettano l’altra metà del cielo? Certo, non è impresa facile ostacolare chi, come Toscani & Co., partecipa allegramente della femminilizzazione/annullamento del maschile. Ma una campagna così oscena e perversa non può essere fatta passare sotto silenzio, senza battere ciglio, senza esprimere corale e pubblico disgusto per quanto accaduto.
Non molti anni fa, l’ATAC di Roma, la società che gestisce il trasporto pubblico su strada, promosse una campagna di assunzioni al femminile. Lo slogan posto sulle fiancate degli autobus fu “Anche le donne guidano”, o qualcosa del genere. Bene, quell’anche provocò l’ira delle associazioni femministe che, immancabilmente, tacciarono la pubblicità di maschilismo e razzismo. “Come sarebbe a dire «anche»”, obiettarono. “Le donne non sono da meno degli uomini nello svolgimento di qualsiasi attività o professione. Questa campagna nasconde un pregiudizio inaccettabile”. Risultato: lo slogan venne ritirato.
Stiamo proprio a vedere se il diritto delle donne a guidare un autobus vale più della facoltà concessa a Oliviero Toscani e ai suoi committenti di spogliare i bambini, nonché di dare impunemente a Mario del carnefice e a fare di Anna la sua vittima!
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