I campioni dell’ateismo? La peggior versione del fanatismo. E le loro idee non sono altro che una corruzione malriuscita di dogmi scientisti sconfitti dall’evidenza della storia. A parlare così non è un apostolo di Militia Christi, ma il laicissimo supplemento settimanale on line del Guardian, quotidiano britannico progressista, a firma di John Gray.
Il testo, il cui titolo ricalca sarcasticamente il bestseller di Richard Dawkins “The God delusion”, smonta sistematicamente e con la nota brillantezza della divulgazione britannica le tesi propugnate dai molti bestseller antireligiosi pubblicati negli ultimi anni. Ce n’è per tutti, sentite un po’:
Hitchens sostiene che “alla lunga la scienza scaccerà la fede ai margini della vita umana”. Be', questa non è un’argomentazione basata sull’evidenza dei fatti – replica Gray - ma un articolo di fede irrazionale. Se è vero che la “secolarizzazione è in ritirata al suo posto sta comparendo un tipo di ‘ateismo evangelico’ che non si vedeva dai tempi dell’età vittoriana”.
Gli atei sostengono di lavorare a “favore dell’umanità dell’uomo? È piuttosto buffo, allora, questo umanesimo che condanna l’impulso religioso così tipicamente umano”. Secondo Daniel Dennet, la religione non è altro che una filosofia primitiva unita al senso del magico. “Be’ lo diceva già Frazer nel ramo d’oro agli albori del Novecento e nonostante tutto quanto accaduto in quel secolo Dennet contiunua ad avere le stesse idee”.
“Sarà soprattutto la tecnologia a sconfiggere la religione”. Gray si chiede se Dennet abbia mai riflettuto sull’uso del web e della telefonia cellulare brillantemente dimostrato dai militanti di Al Qaeda.
Scienza e Religione per Gray, che non è certo un campione della fede, sono invece alla radice uguali nel cercare risposte a una domanda di senso. La differenza è semplicemente che la scienza lo fa “per esercitare una previsione e un controllo sui fatti”. L’idea di religione di Dawkins con il suo riferimento alla teoria dei “memi”, ovvero unità di valore simbolico che competono con altre in una parodia della teoria dell’evoluzione, non è altro che la dimostrazione di come il pensiero darwinista si risolva in un autentico “nonsenso quando applicato al di fuori del suo ambito di pertinenza”. La fiducia di Dawkins nel ruolo dell’educazione che scaccerebbe queste unità primitive è semplicemente risibile: “la biologia umana non è molto cambiata nel corso della storia da quando la conosciamo, e se la relgione è così tipica della specie, è difficile pensare che un qualsiasi tipo di educazione possa sradicarla”.
Ancora più ingenuo è l’autore della “God delusion” quando sostiene che “è vero che Hitler e Stalin erano atei, ma l’ateismo in sé non può influenzare la gente a compiere azioni cattive”. È qui che Gray ha gioco facile nel dimostrare i legami tra Hitler e certe versioni del darwinismo e nel ricondurre allo scientismo materialista la teoria nazista della razza per concludere così che “non si può assolutamente mettere in discussione che questo è stato un tipo di ateismo e che abbia contribuito a rendere possibili i crimini del nazismo”.
C’è poi chi afferma che uno stato sempre più secolare e nettamente distinto dalla sfera religiosa contribuirà al declino della religione. Teoria assolutamente ribaltata da una considerazione semplicissima. Gli Stati Uniti con la loro costituzione assolutamente secolare hanno al loro interno un fondamentalismo religioso assai più influente rispetto all’Inghilterra dove la Chiesa è statale.
E non è da dimenticare, infine, come certe esecuzioni pubbliche in Iraq rimandino ai “tribunali del popolo” degli anni di piombo, di matrice non propriamente religiosa.
Insomma, da Hitchens a Dawkins fino a Onfray, tra Inghilterra Stati Uniti e Francia, Gray ne ha per tutti. Ah, dimenticavamo: e i nostri Boncinelli e Oddifreddi? Neanche una menzione: sarà colpa della subalternità della nostra cultura o forse perché anche da un punto di vista di storia delle idee balzane non posseggono neanche la patente dell'originalità.
Wednesday, March 19, 2008
Il Guardian e la delusione ateista
Su segnalazione de Il blog dell’uomo vivo, rilancio un post de La compagnia del libro, in cui si commenta l’articolo “The atheist delusion” (La delusione ateista), comparso sul The Guardian, quotidiano liberal britannico.
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