Tuesday, October 03, 2006

Ciò che rispetto dell’Islam

Dico in questo post qualcosa che ho già scritto in altre occasioni e senza alcuna pretesa di ricevere consensi. Prima di tutto, però, reputo necessarie alcune precisazioni, onde evitare equivoci.
Qui si sta dalla parte dell’Occidente, sottoposto all’aggressione omicida e liberticida dell’Islam. Qui si è per una lotta senza quartiere al fanatismo e al terrorismo islamico. Anche qui c’è rabbia verso coloro che stanno svendendo l’Europa ai musulmani, così come c’è orgoglio di essere figlio della civiltà giudaico-cristiana. Qui si sta con gli Stati Uniti che, ancora una volta, hanno preso le redini della lotta contro i nemici dell’Occidente. Si sta con Israele e con i suoi civili che muoiono per mano e con la connivenza di chi nega il loro diritto ad esistere. In ultimo, ma più importante di tutto, qui si sta con il Papa e con la Chiesa cattolica, che indicano dov'è la Via, la Verità e la Vita.

Fatta questa sorta di carta dei ‘valori’, devo anche dire però che non basta che la grande civiltà a cui appartengo produca un enorme benessere materiale, sviluppi tecnologie sempre più sofisticate e assicuri libertà di manifestazione del pensiero. Non basta, cioè, per farne una società integra.
Quello che io vedo dell’Occidente di oggi è una società in preda al delirio di onnipotenza, una società che non ascolta più la voce degli anziani, una società che ha cancellato l’idea stessa della morte, una società di figli senza padri.
Che società è quella dove l’industria della comunicazione sforna reclame come quella della Campari Red Passion? Cos’è e dove va una società che arriva a concedere agli omosessuali non solo il matrimonio, ma persino l’adozione di bambini? Se in Olanda è legale costituire un partito dei pedofili, cosa possiamo desumere del concetto occidentale di libertà?

Dico adesso qualcosa che probabilmente farà saltare sulla sedia due amici, Abr e Nullo, con i quali mi confronto sull’identità occidentale e sulla questione islamica.
Lo devo riconoscere, sento talvolta di comprendere la ‘lingua’ dei musulmani. Non certo quella della morte e del disprezzo altrui, non quella dei terroristi o di quelli che trattano le donne, le mogli e le figlie come schiave e esseri inferiori.
Comprendo invece i musulmani quando si inchinano di fronte all’autorità dei padri e degli anziani. Comprendo i musulmani che si considerano fratelli nella fede e non ammettono insulti alla loro identità religiosa e culturale. E comprendo le donne musulmane che si fanno terra sacra in cui affondano le radici dei 'guerrieri'. Solo a questo riguardo, e non è poco, i musulmani ricevono il mio rispetto.

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