L’antico vizio dei politici “laici”, siano atei, agnostici o «cattolici adulti» è il volere che la religione sia solo un instrumentum regni, buona cioè a forgiare sudditi obbedienti e sottomessi. Alla tentazione non è riuscito a sottrarsi neanche Prodi, il quale, com’è noto, vorrebbe che nelle omelie si denunciasse l’evasione fiscale come peccato gravissimo e si sferzassero i fedeli con parole di fuoco circa l’obbligo «religioso» di pagare, zitti e bravi, le tasse.
Citando opportun(istic)amente san Paolo (che, in realtà, invitava i cristiani al lealismo verso l’autorità costituita e mai parlò di fisco), ecco l’invito a usare la mezz’ora di predica domenicale per ricordare i doveri del buon cittadino. Forse che gli stessi vescovi, di tanto in tanto, non emanano decaloghi del buon guidatore? Già: è questa la Chiesa che piace, quella che non fa gridare all’«ingerenza» e non fa sperare alle Bindi che sia finita l’«era di Ruini».
Qualche parroco, però, ha fatto capire che, al contrario, preferirebbe dedicare omelie al buon uso da parte del governo delle tasse percepite. Ma la voracità di questo governo meriterebbe ben altro che omelie: magari qualche invito all’insurrezione o, almeno, all’obiezione di coscienza.
Sono vecchi cavalli di battaglia della sinistra lo statalismo e la demonizzazione dell’evasore. Ricordate i manifesti per le strade e gli spot governativi ai tempi del duo Craxi-De Michelis? Lo slogan era: «Io pago le tasse, e tu?».
E giù giri di vite sui commercianti e le (solite) categorie incise sulla Colonna Infame. La risposta corretta alla domanda socialista sarebbe stata: «E tu, governo insaziabile, cosa ne fai del sangue che ci succhi?». Poi venne Mani Pulite e ci fu spiegato dove finivano i nostri soldi.
Ora, con gli statalisti coalizzati al potere, ritorna l’ossessione: lotta continua agli evasori. Tacendo che si spende di più nel recupero di tasse evase che nell’introito effettivo (l’1% scarso).
Tacendo che in qualunque manuale di Scienza delle Finanze sta scritto che l’aumento della pressione fiscale è direttamente proporzionale a quello dell’evasione, perché il rischio di essere beccati è compensato da quel che ci si rimette. Purtroppo, la Chiesa non predica queste cose, ridottasi com’è al solo ambito della morale sessuale.
Timorosa delle accuse di «ingerenza», dimentica gli esempi illustri di san Giovanni Battista, sant’Ambrogio, san Gregorio VII e tanti altri che al Potere le cantavano chiare e forti. O san Francesco di Paola: dalle monete donategli dal re di Napoli spremette sangue dicendo davanti a tutta la corte che, quello, era sangue dei sudditi.
Thursday, August 09, 2007
«E tu, governo insaziabile, cosa ne fai del sangue che ci succhi?»
Riporto il bellissimo antidoto di Rino Cammilleri su Mortadella, Fisco e Chiesa.
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
No comments:
Post a Comment