Thursday, August 16, 2007

Apostasia

Nuovamente da Antidoti di Rino Cammilleri.

Leggo sul «Giornale» di ferragosto che in Iran un uomo rischia l’impiccagione perché trovato in possesso di un Vangelo. Nel “moderato” Egitto un giovane passato al cristianesimo copto deve vivere latitante. Più volte arrestato e torturato per l’apostasia, non può sposarsi in chiesa con la moglie incinta di quattro mesi perché in Egitto sui documenti compare la religione professata. Perciò, vale solo il suo matrimonio islamico. Fotografato con la moglie all’interno di un centro di preghiera copto davanti a un poster con la Madonna, la foto è finita su internet e da quel momento si è scatenata la caccia all’apostata.

L’università Al-Azhar del Cairo, il centro sunnita più importante del mondo, ha praticamente emesso la sua fatwa per bocca del preside della facoltà di scienze islamiche. I cristiani copti in Egitto sono “solo” otto milioni, ma se l’«apostata» si azzarda a battezzare suo figlio, guai a lui.

Tutte le religioni del mondo, in un mondo sempre più secolarizzato, faticano a tenersi i proprio fedeli. Non così quella musulmana, perché chi prova a lasciarla ci rimette il collo. Semplice ma geniale, e ne spiega la straordinaria diffusione. Espansasi nei secoli per via di conquista, è sempre rimasta nei suoi numeri grazie al divieto di apostasia pena la morte.

È davvero un religione unica nel suo genere, altro che l’umiltà, la pazienza, il porgere l’altra guancia e l’amore del prossimo come se stessi del complicato e difficilissimo cristianesimo.

Il quale, nella sua versione cattolica, ha, per giunta, un clero che si affanna a cercare di «dialogare» con i musulmani, laddove questi non hanno neanche questo problema.

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