Wednesday, June 03, 2009

Bufale su Voltaire, Papa Leone X e Galileo Galilei

[…] Smettiamola di ripetere la frase fin troppo famosa: «Non sono d’accordo con la tua idea ma mi batterò, se necessario, sino alla morte perché tu possa esprimerla».
Smettiamola, dico, di attribuirla a tal François-Marie Arouet , in arte Voltaire, come esemplare conferma della sua tolleranza e, in genere, della libertà di pensiero difesa dall’Illuminismo. Questa frase edificante non è di Voltaire, queste parole non sono sue ma di un’autrice inglese, Evelyn Beatrice Hall, e si trovano in un libro edito a Londra nel 1906. Quella scrittrice scriveva sotto uno pseudonimo maschile, Stephen G. Tallentyre (le opere femminili non erano prese sul serio, nella Gran Bretagna anglicana, ancora all’inizio del XX secolo) e ha “immaginato” che così si dicesse nella Francia del Settecento.
Se su Voltaire si fosse informata meglio, l’ingenua anglosassone avrebbe scoperto, tra l’altro, che quel filosofo era in realtà il ricco “mantenuto” di un despota come Federico II di Prussia e che investiva i suoi guadagni letterari nella società che aveva messo in piedi con un ebreo, in Olanda, per il commercio degli schiavi neri dall’Africa all’America. Un tipo, Voltaire, che amava talmente la tolleranza da chiedere con insistenza alle autorità regie che fossero messi a tacere, con ogni mezzo, i Gesuiti che ne contrastavano le idee. E che non ebbe nulla da dire quando l’ufficio di censura del re di Francia proibì l’uscita di una rivista periodica che lo aveva attaccato.

Da una falsa citazione che dovrebbe dare onore al presunto autore, eccone una, altrettanto falsa, da disonore.
Succede spesso infatti – anche negli attuali pamphlet anticristiani e in particolare anticattolici – di vedere citata una lettera di Leone X al fratello subito dopo l’elezione a papa, nel 1513. Quel Medici subito dopo il conclave, avrebbe scritto: Quot commoda dat nobis haec fabula Christi!, quanti vantaggi ci dà questa favola di Cristo. Parole citate, ovviamente, per dimostrare che, se neanche i Papi hanno creduto nella verità del Vangelo, meno che mai possiamo farlo noi.
Peccato per quei polemisti che quella lettera di Leone X non sia mai esistita e che sia stata inventata dal polemista protestante John Bale nella sua opera The Pageant of Popes, il corteo dei Papi, pochi anni dopo la morte del pontefice fiorentino.
Il grande storico cattolico Pastor, poi, ha dimostrato in maniera inconfutabile che è falsa anche un’altra lettera attribuita allo stesso Pontefice che, uscito dal Conclave, avrebbe scritto al fratello Giuliano: «Godiamoci il Papato, visto che ci è stato dato».

Andiamo oltre, restando sempre sui terreni dove pascolano le “bufale”. Ecco qui un ritaglio del 7 febbraio 2007 non da un giornalino di provincia ma da Le Monde, il giornale per il quale è obbligatorio, stando al conformismo egemone, usare l’aggettivo “autorevole”. Altrettanto autorevole lo scienziato che firma un articolo, scrivendo tra l’altro, testualmente: «Allorché Galileo Galilei ha affermato che la Terra era rotonda, il consenso unanime era contro di lui e i cardinali che processarono l’astronomo pisano sostenevano che la Terra era piatta». I soliti preti ignoranti e fanatici della leggenda nera galileiana! In realtà, già due secoli prima di Cristo, il matematico e geometra di Cirene trapiantato ad Alessandria, Eratostene, non solo sapeva che il nostro pianeta è rotondo, ma riuscì a calcolarne la circonferenza due volte, con due metodi diversi, e con sorprendente precisione.
La riprova concreta venne poi da Magellano che, un secolo prima di Galileo, compì il giro completo della Terra, navigando sempre verso Occidente; al punto di partenza, in Portogallo, non ritornò lui, che era morto in uno scontro con indigeni del Pacifico, ma giunsero le sue navi. Dimostrando così con i fatti la teoria, conosciuta e riconosciuta da almeno 17 secoli. Da tutti i dotti, dunque anche da quelli del Papa “oscurantista”.

[Vittorio Messori, Il Timone, maggio 2009, pp. 64-65]

Sul giusto processo a Galileo Galilei si veda qui.

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