La LINDAU di Torino propone Come sono ridiventato cristiano, di Jean-Claude Guillebaud (pagine 144, euro 14,00).
Jean-Claude Guillebaud, nato ad Algeri nel 1944, giornalista di «Le Monde», intellettuale laico di sinistra e già ateo convinto, oggi è direttore della casa editrice Seuil, ma Oltralpe è diventato un caso per la sua conversione.
Ora egli stesso ne racconta le tappe in queste pagine, una sorta di viaggio di ritorno al cristianesimo.
Insoddisfatto della narrazione solo «orizzontale» e cronachistica dei fatti cui era costretto dal suo mestiere di giornalista, Guillebaud sente la necessità di ritrovare una chiave di lettura più autentica per comprendere la dimensione «verticale» della storia e dell’uomo: «Per me era arrivato il tempo di deporre i bagagli. Il bisogno di leggere, di riflettere nel modo giusto, si sostituiva a quello di osservare e render conto».
La sua testimonianza è insieme personale e paradigmatica: attraverso l’analisi delle esperienze vissute in momenti e in luoghi cruciali del nostro tempo (dalla guerra del Vietnam al ’68, dalla crisi senza fine del Medio Oriente fino all’11 settembre) e il confronto con il pensiero di autori quali Girard, Morin, Ellul e Serres, Guillebaud riscopre la centralità e l’attualità del pensiero cristiano, il suo ruolo fondatore per la cultura dell’Occidente. «Messianismo giudaico, speranza cristiana, progresso dei Lumi: non riesco a impedirmi di scorgervi una filiazione che definisce l’intera storia occidentale. Significa che continuiamo a essere responsabili del divenire del mondo, che “un altro mondo è possibile”, come dicono oggi gli altermondialisti».
La sua «conversione» è dunque in primo luogo una scelta razionale, che nasce da una forte presa di coscienza di quelle che sono le radici della nostra civiltà e della terribile lezione che le ideologie del ’900 ci hanno consegnato.
In un’Europa «scristianizzata», stretta fra un fondamentalismo religioso che assume spesso i tratti del fanatismo islamico, un relativismo cinico e un edonismo disperato, il libro di Jean-Claude Guillebaud rappresenta un contributo prezioso alla riflessione sul rapporto fra fede e ragione, quel binomio che Benedetto XVI ha posto al centro del suo pensiero teologico.
«Non sono affatto sicuro di essere ridiventato un “buon cristiano”, ma credo profondamente che il messaggio evangelico conservi un valore fondatore per gli uomini del nostro tempo, compresi coloro che non credono in Dio. Ciò che mi attira verso di esso non è un sentimentalismo vago, è piuttosto la consapevolezza della sua fondamentale pertinenza. Confinarlo nel chiuso della propria intimità mi sembra assurdo.
La vera laicità non è la pavida rinuncia ai propri punti di vista, ma la loro libera espressione all’interno di un confronto forte e sereno.» (Dalla seconda di copertina).
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