“[…] gay si nasce e non si diventa, e meno che mai lo si diventa «per vizio», depravazione, degrado, «malattia» e altre scempiaggini che ancora oggi molti immaginano. […] Vivevo negli Stati Uniti dieci anni fa e rimasi molto colpito da un lungo reportage del Weekly Standard … in cui si dava notizia del fatto che secondo alcuni genetisti l’omosessualità maschile (non quella femminile) avrebbe un riscontro nel cromosoma «X»”.
Guzzanti abbraccia acriticamente la tesi di quei genetisti secondo cui l’omosessualità ha origini cromosomiche; non si pone la domanda se quella tesi sia stata accolta o meno dalla comunità scientifica. Senza entrare nel merito delle ricorrenti ‘scoperte’ circa il presunto collegamento genetica-omosessualità, mi limito a citare quanto si sostiene nell’autorevole rivista Science del 24 dicembre 1993, numero 262: “Non vi è nessuna componente genetica, ma piuttosto una componente ambientale condivisa nelle famiglie”. Nel numero 284 del 1999 si ribadisce che i risultati ottenuti dagli studi “non avallano l’esistenza di un gene alla base dell’omosessualità maschile”. Mi sembra sufficiente per dire che non sta bene spacciare per acclarato qualcosa che non lo è affatto.
“[..] la natura umana si presenta al mondo in alcune varietà e fra queste è piaciuto a Dio o al caso che vi fosse quella gay, e non soltanto fra gli uomini ma fra tutti i mammiferi superiori osservati dagli etologi”.
L’etologia sostiene che l’accoppiamento tra mammiferi di sesso opposto risponde all’istinto della propagazione della specie. L’omosessualità osservata fra i mammiferi superiori viene spiegata come effetto di un altro istinto, quello di sottomissione, di dominio di un individuo animale su un altro dello stesso sesso. L’omosessualità tra animali ha quindi un significato ben preciso, diverso da quella umana. Gli psicologi sanno che la sessualità umana non muove direttamente da istinti, è una sfera delicatissima della psiche assoggettata a fattori familiari e ambientali. Ne consegue che non è corretto mettere sullo stesso piano omosessualità umana e animale, come se fossero realtà assimilabili.
“Chi crede in Dio secondo me è tenuto a credere che Dio abbia voluto mettere al mondo l’identità gay e che abbia avuto le sue buone ragioni … l’identità sessuale non dipende da alcuna scelta e l'arbitrio non è affatto libero: ognuno è quel che è e non è quel che non è, punto e basta”.
Guzzanti non coglie un aspetto della questione: non è Dio che ha voluto l’orientamento omosessuale; Dio semplicemente lo permette, così come permette tutte quelle situazioni (ad es. la guerra) o comportamenti umani (come l’omicidio, la pedofilia, ecc.) che dipendono dalla volontà dell’uomo o sono espressione di un disagio psicologico e morale dell’uomo. Tipico errore di chi affronta l’argomento è poi quello di credere che la Chiesa cattolica condanni l’omosessualità, laddove invece nella Bibbia si condanna l’atto omosessuale. In altre parole, la Chiesa non colpevolizza l’omosessuale in quanto tale, dato che l’attrazione per persone dello stesso sesso non è, nella quasi totalità dei casi, il risultato di una scelta. Ciò che l’individuo sceglie è invece l’attuazione del comportamento omosessuale, ed è questo che viene condannato dalla Bibbia, da Dio.
“L’idea poi di convertire, piegare, «curare», terrorizzare e intimidire per riplasmare secondo un modello imposto coloro che sono fuori trend, ovvero fuori norma, ovvero «a-normali», mi sembra puramente nazista. O anche comunista, a piacere”.
Guzzanti ha ragione, però non sottolinea che un omosessuale che vive con dolore la sua situazione ha diritto a ricevere un aiuto serio e competente. In proposito, la Chiesa cattolica sostiene, fra le altre, la metodologia praticata dallo psicologo americano Joseph Nicolosi, volta appunto a far comprendere e superare le cause della propria omosessualità (terapia riparativa). Il lavoro di Nicolosi incontra molti oppositori. A sentire i critici, sembra quasi che questo psicologo e coloro che applicano il suo metodo vadano a caccia di omosessuali per le strade, per poi sottoporli a torture modello “Arancia meccanica”. La realtà, molto più verosimilmente, è diversa. Ripeto, si tratta di un metodo a cui possono ricorrere liberamente coloro che vivono con disagio la propria omosessualità. La constatazione scientifica da cui muove Nicolosi, ma non solo lui, è che omosessuali si diventa, non si nasce. Una parte della comunità scientifica, da svariato tempo ormai, ha raccolto evidenze in base alle quali le cause dell’omosessualità si trovano nella famiglia di origine e in un complesso di situazioni vissute dal soggetto durante l'infanzia, quando, in tutti gli esseri umani, si determina l’orientamento sessuale. Va sottolineato che non è facile superare il disordine dell’orientamento sessuale, soprattutto quando tale disordine è profondamente radicato.
“Chi come me è laico, si limita a dire che è giusto e doveroso provvedere tutte le unioni e convivenze umane degli strumenti del rispetto e della protezione, ma non è giusto, non è buono e non può essere legale chiamarli matrimoni ed aprire le unioni gay alla prospettiva dell’adozione, perché qualsiasi bambino ha diritto ad avere due genitori, uno con una identità e un comportamento maschile e uno con identità e comportamento femminile, perché con quelle identità dovrà lavorare per costruire la propria identità”.
Queste parole concludono l’articolo di Guzzanti. Apparentemente non fanno una grinza, ma, riflettendoci su, si scopre che qualcosa non quadra con quanto il giornalista ha scritto in precedenza. Guzzanti rifiuta, giustamente, l’adozione gay in nome dell’esigenza che hanno tutti i bambini di costruire la propria identità sessuale mediante la presenza di due genitori di sesso opposto. Tutto giusto, tutto perfetto, ma il giornalista non aveva detto prima che in materia di identità sessuale “ognuno è quel che è e non è quel che non è, punto e basta”? Non aveva cioè sostenuto che l’identità sessuale è congenita, che “gay si nasce e non si diventa”? Se è così, perché poi dice che un bambino necessita di due genitori di sesso opposto ché lo aiutino a costruire la propria identità sessuale?
Forse Guzzanti avrebbe fatto meglio ad evitare di affrontare un argomento che va al di là delle sue competenze di giornalista politico. A volersi proprio cimentare, avrebbe fatto bene a ricordare che la scienza è spaccata sull’argomento e che il respiro dell’analisi doveva essere un po’ più ampio. A proposito, neanch’io sono un esperto di genetica, di etologia, di psicologia o di pediatria. Dalla mia ho però che non scrivo su un quotidiano nazionale di informazione e di opinione che vende più di 200 mila copie al giorno.
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