Wednesday, April 28, 2010

I bambini, salvati da Gesù (e Galli della Loggia non lo sa)

Un'altra perla di Antonio Socci su Libero del 27 aprile 2010.

A volte per la Chiesa sono più insidiose certe difese che gli attacchi che subisce. E’ il caso dell’editoriale di Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della sera di ieri.

Galli sostiene che, a proposito della questione pedofilia e clero, la drastica opera di pulizia intrapresa da Benedetto XVI, “senza guardare in faccia a nessuno”, deriverebbe da un adeguamento della Chiesa alla mentalità moderna dell’occidente laico che considera un male assoluto gli abusi dei pedofili.

Dice: “la Chiesa ha finito per fare rapidamente proprio, senza riserve o scostamenti di sorta, il punto di vista affermatosi (peraltro recentemente e a fatica, ricordiamocelo) nella società laica occidentale”.

Galli aggiunge: “si tratta beninteso del punto di vista della società occidentale, non molto condiviso, come si sa, da altre società come quelle islamiche o afro asiatiche”. Poi conclude che l’Occidente sarà scristianizzato, ma la Chiesa di Roma è sempre più “occidentale”.

Una tesi che sembra voler arruolare il Papa fra le file “laiche”. Ma in base a cosa Galli ritiene che sia grazie alla mentalità laica moderna che si è cominciato a ritenere criminale l’abuso dell’infanzia? Non lo dice.

Purtroppo per lui c’è chi sostiene con corposi argomenti il contrario. Infatti sullo stesso Corriere, il 19 aprile scorso, Vittorio Messori scriveva: “La pedofilia… è addirittura lodata e raccomandata da filosofi, come avvenne nell’ antica Grecia e com’è avvenuto nel Sessantotto europeo e americano”.

Messori intende dimostrare – mi sembra – che non è affatto l’occidente laico e moderno ad aver pronunciato la condanna unanime, senza appello, senza se e senza ma, della pedofilia.

Lo scrittore cattolico cita intellettuali, testi, manifesti. Che si potranno discutere, ma sono la base concreta del suo ragionamento. Mentre Galli non fornisce documentazione di quanto afferma. Cosicché la sua tesi risulta infondata.

Del resto – al di là delle discussioni filosofiche – è tristemente noto che nei costumi attuali delle società occidentali la pedofilia è diventata un fenomeno criminale molto vasto e forse in crescita. E’ difficile sostenere che questo Occidente si possa davvero presentare come maestro in fatto di condanna della pedofilia.

Soprattutto è improbabile che possa impartire lezioni alla Chiesa, nella quale, stando a sociologi come Jenkins e Introvigne, la percentuale di pedofili – per quanto amplificata dai mass media – è microscopica e assai inferiore a quella mondana.

Se il Papa ha intrapreso una lotta così drastica a questo oscuro fenomeno non è perché abbia aderito alla mentalità del mondo, come scrive Galli, ma – al contrario – è perché giudica intollerabile che ci siano sacerdoti (seppure rarissimi) che cadano in questi vizi oscuri e criminali che vengono dal mondo (dal mondo in senso giovanneo, come luogo del “principe delle tenebre”).

Inoltre il papa giudica che la logica troppe volte seguita dal ceto ecclesiastico fino ad oggi (del coprire certi crimini per non svergognare la Chiesa) tradisca Gesù Cristo e la missione da lui affidata alla Chiesa, esponendo ai “lupi” gli agnelli, cioè i figli di Dio più piccoli e indifesi.

Il Papa – diversamente da Galli – sa che proprio grazie all’irrompere del cristianesimo, per la prima volta nella storia, è diventato un tabù assoluto la violazione dell’infanzia.

Nell’antichità, prima dell’arrivo del cristianesimo, era possibile qualsiasi perversione o abuso, fino a estremi criminali, anche sull’infanzia.

Svetonio – per dire – racconta che Nerone, “oltre al commercio con ragazzi liberi e al concubinato con donne maritate… dopo aver fatto tagliare i testicoli al ragazzo Sporo, cercò anche di mutarlo in donna, e se lo fece condurre in pompa magna, come nelle cerimonie nuziali solenni, e lo considerò come moglie legittima”.

Al di là del “caso Nerone”, è l’antichità in sé che è barbara e feroce. Pure l’antichità dei filosofi greci. Feroce con tutti i deboli, a cominciare dai bambini.

Poi arriva Gesù di Nazaret ed è un ciclone che rivoluziona tutto. Perfino la sottile violenza psicologica sull’anima pura dei bambini è per lui un crimine intollerabile: “chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina e fosse gettato negli abissi del mare” (Mt. 18,6).

Gesù va anche oltre: i bambini per lui costituiscono addirittura l’esempio da cui devono imparare i grandi e i sapienti. Sono i bambini i depositari della più vera e profonda sapienza. Sono loro – dice esplicitamente Gesù – i veri eredi del Suo Regno e chi segue Gesù deve “tornare come loro”.

Un giorno, in un villaggio, il Maestro si siede e chiede agli apostoli di cosa discutevano per la via. Loro sono imbarazzati perché – come certi ecclesiastici di oggi – si contendevano le poltrone pensando al “regno” da lui annunciato come a un regno mondano.

Allora Gesù li fissa negli occhi e ribalta i loro cuori, rivoluzionando il mondo: “se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. Quindi, “preso un bambino, lo pose in mezzo” e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli. Perché chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt. 18, 2-5).

E’ proprio l’irrompere del cristianesimo infatti che dà per la prima volta alla vita nascente, ai bambini uno “status” umano, anzi divino. Il solo caso in cui Gesù pronuncia parole di condanna (e di condanna tremenda: la macina al collo) è quello che riguarda chi scandalizza i piccoli.

Perfino Mauro Pesce e Corrado Augias nel loro “Inchiesta su Gesù”, pur così acido con la Chiesa, riconoscono che “non si può apprezzare la forza di queste parole (di Gesù, nda) se non si considera che i bambini, in una società contadina primitiva, erano nulla, erano non persone, proprio come i miserabili. Un bambino non aveva nemmeno diritto alla vita. Se suo padre non lo accettava come membro della famiglia, poteva benissimo gettarlo per la strada e farlo morire, oppure cederlo a qualcuno come schiavo”.

E’ letteralmente Gesù ad aver inventato l’infanzia, ad aver affermato cioè, una volta per sempre, che i bambini sono esseri umani e che sono sacri e inviolabili.

Lo riconoscono anche i filosofi più laici. Richard Rorty – guru del neopragmatismo americano – in “Objectivity, relativism and Truth. Philosophical papers” osserva: “se si guarda a un bambino come a un essere umano, nonostante la mancanza di elementari relazioni sociali e culturali, questo è dovuto soltanto all’influenza della tradizione ebraico-cristiana e alla sua specifica concezione di persona umana”.

E’ con Gesù che si ribalta tutto e i piccoli o i malati o gli schiavi – che fino ad allora erano considerati oggetti da usare e abusare – diventano divini, quindi sacri e preziosi come il Figlio di Dio stesso che proprio in essi si è voluto identificare. Da qui l’atto d’accusa di Nietzsche: “Il cristianesimo ha preso le parti di tutto quanto è debole, abietto, malriuscito”.

E’ vero. Al contrario di quanto scrive Galli, se nel pensiero moderno ogni tanto fiorisce il seme dell’umanesimo è perché è la Chiesa che ce l’ha piantato. Dunque inconsapevolmente la stampa che attacca, contro la pedofilia, fa un’apologia del cristianesimo.

Per questo il papa, nelle scorse settimane, non ha gridato al complotto, ma ha denunciato il peccato più ancora della stampa, ha pianto con le vittime e ha giudicato “una grazia” provvidenziale perfino questa aggressiva campagna di stampa.

Perché pensa che Dio l’abbia permessa per purificare la sua Chiesa e farle ritrovare Gesù. Così l’umiltà del papa a Malta ha commosso le vittime e ha conquistato milioni di cuori. E’ la strana vittoria della debolezza. La “debolezza” della fede.

Monday, April 19, 2010

Pedofilia: il dolore del Papa

Un dolore vero per ridare fiducia
di Vittorio Messori, sul Corriere della Sera di oggi


Nessuno si aspetta che il Ministro da cui dipendono i Convitti Nazionali incontri gli “abusati“ da qualche insegnante o inserviente, esprimendo “dolore e vergogna”. Altrettanto vale per gli armatori di navi, dove la sorte dei minori imbarcati è nota a tutti. Né esprimono pubblica contrizione i responsabili dello sport giovanile, dove spogliatoi e docce attraggono, com’è risaputo, anche una fauna di adulti ben prevedibile. La pedofilia (o pederastia che sia, il limite di età è incerto e varia a seconda di gusti e culture) è presente da sempre, ovunque ci siano uomini e donne. E, spesso, è presente in modo non clandestino, è addirittura lodata e raccomandata da filosofi, come avvenne nell’ antica Grecia e com’ è avvenuto nel Sessantotto europeo e americano. Il leader dei Verdi all’europarlamento, Daniel Cohn-Bendit, il già carismatico capo della contestazione, si è vantato di avere non solo raccomandato ma praticato il sesso con i minori quando era insegnante. Mario Mieli, ideologo e iniziatore del movimento omosessuale in Italia, in un’opera di culto stampata dall’allora austera Einaudi, considerava “opera redentiva“ per entrambi il sesso tra un adulto e un giovanissimo. Sartre, la de Beauvoir, Foucault, Jack Lang, il futuro ministro francese, firmarono con altri intellettuali un famoso manifesto dove –in nome della “liberazione sessuale“ – esigevano la depenalizzazione dei rapporti con minori, bambini compresi. In quei “maestri“ riviveva una lunga tradizione europea. Il filosofo venerato dai giacobini, a partire da Robespierre, e dalla maggioranza dell’elite rivoluzionaria, non era certo il blasfemo Voltaire bensì l’edificante Jean Jacques Rousseau, apostolo della educazione infantile. In tutti i sensi, visto che scrisse compiaciuto di avere comprato a Venezia una bambina di 10 anni, che seppe liberarlo dalla depressione.

Eppure, malgrado i pulpiti da cui vengono tante prediche siano risibili; malgrado sia impenetrabile il silenzio di coloro che rappresentano ambiti ampiamente coinvolti; malgrado questo, Benedetto XVI continua a voler mostrare che la Chiesa “è differente“, sino ad umiliarsi personalmente. A Malta ha ripetuto quanto già aveva fatto in Australia e negli Stati Uniti: incontrare alcuni di coloro che furono vittime, spesso decenni fa, delle attenzioni di religiosi “educatori“. Come ha fatto nella drammatica, commovente, lettera aperta ai cattolici d’Irlanda, rifiuta di fare appello alle circostanze attenuanti o di puntare il dito su altri ricordando, come pur potrebbe, che molti giudici di oggi farebbero meglio a tacere. Il fatto è che papa Ratzinger è del tutto consapevole che il peccato dei sacerdoti del Cristo non ha soltanto conseguenze canoniche e penali, ma ha echi metafisici. Nella prospettiva evangelica, il volto dei piccoli è quello stesso di Dio, chi dà scandalo, qui, meglio farebbe a mettersi al collo una macina da mulino e a gettarsi in un pozzo. Parola, terribile, di Vangelo. Il papa sa con quale fiducia non solo i genitori cattolici ma, spesso, anche quelli di altre fedi e convinzioni, affidassero i figli alle istituzioni ecclesiali, ispirate all’ideale evangelico. Il tradimento di quelle attese gli pare , intollerabile. Così mostra che la Chiesa , anche nella caduta, non è un luogo come altri: è un ambito dove, nell’istituzione, il peccato è presente. Ma la colpa, qui, è assai più grave che ovunque altrove, perché l’ideale è il più alto, i doveri i più pressanti, il Maestro il più esigente. Il dolore e la vergogna di cui parla vengono da autentica sofferenza, non sono certo melodramma ipocrita. Eppure, per il paradosso evangelico, la sua umiliazione non ne sminuirà ma ne accrescerà la credibilità di guida e garante della cristianità.

Friday, April 16, 2010

Il Card. Bertone, su pedofilia e omosessualità, ha ragione da vendere

Il cardinale Tarcisio Bertone ha detto che la pedofilia non ha nessun legame con il celibato, piuttosto è attestato psichiatricamente che può avere un legame con l'omosessualità e...apriti cielo! L'intellighenzia planetaria (si è scomodato persino un ministro del governo francese) è subito insorta. Viene da ricordare ciò che Benedetto XVI disse a proposito del profilattico come soluzione non solo insufficiente ma perfino aggravante dell'AIDS: stesse scomposte e farisaiche reazioni.

Eppure così come il Papa sul profilattico, anche il cardinale Bertone ha ragione. Vediamo perché.

Prima di tutto i dati parlano chiaro. La pedofilia, anche se non esclusivamente, è prevalentemente presente negli ambienti omosessuali. D'altronde anche per quanto riguarda la sua presenza nel clero essa è al 99% praticata su bambini maschi, anzi: su adoloscenti maschi in età postbuberale. Infatti, c'è giustamente chi ha detto che a riguardo più che di pedofilia bisognerebbe parlare di efebofilia. Monsignor Charles J. Scicluna, della Congregazione per la Dottrina della Fede, parla per gli anni recenti di un 10% di casi di pedofilia in senso stretto e di un 90% di casi su adolescenti e giovani. Inoltre c’è un interessante studio del John Jay College of Criminal Justice della City University of New York (ambiente tutt’altro che cattolico) che attesta (come poi ha commentato anche il noto sociologo Massimo Introvigne) che oltre l’80% dei preti incriminati tra il 1950 e il 2002 risultano di orientamento omosessuale.

D’altronde sono cose che si sanno. Molti esponenti della cultura omosessualista, nonché omosessuali anch’essi, non hanno mai fatto mistero di una certa “simpatia” per la pedofilia. Francesco Agnoli riportò su Il Foglio del 2007 una dichiarazione dell’attuale governatore della Puglia Nichi Vendola, anch’egli omosessuale: “Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia (…), cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti, e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia (…).” Sempre Francesco Agnoli ci dice che il noto scrittore, omosessuale dichiarato, Aldo Busi, nel suo Manuale del perfetto papà dichiara che l’età lecita per i rapporti omosessuali è a partire dai tredici anni, perché, secondo lui, già allora il bambino sarebbe libero di decidere in tal senso. Un noto pensatore omosessualista come Mario Mieli, a cui i radicali hanno dedicato anche un famoso circolo, afferma nel suo Elementi di critica omosessuale che la pedofilia svolgerebbe una sorta di funzione “redentiva”.

Veniamo adesso al motivo culturale. L'omosessualità si esprime negando volutamente l'ordine naturale. La pulsione omosessuale non è insopprimibile, cioè non deve essere necessariamente assecondata. Pertanto, quando questa pulsione viene assecondata si accondiscende consapevolmente per un atto che è contro-natura. Il dato naturale, una volta superato, diventa difficile poterlo recuperare successivamente. Si dice: uomo e uomo sì, donna e donna sì, ma adulto e bambino no. Perché si afferma: nel primo caso c'è la maturità psichica nel secondo no. E' vero! Ma per riconoscere questo bisogna appellarsi ad un dato di natura. Viene allora da chiedersi: perché mai dovrebbe valere il dato di natura per la pedofilia se poi viene volutamente superato per l'omosessualità? Inoltre, l'obiezione che abbiamo richiamato prima fa appello alla ragione, nel senso che con la ragione si dovrebbe riconoscere che non è legittimo il soddisfacimento di una pulsione sessuale verso i bambini. Ma anche questo richiamo risulta debole, perché, ammettendo l'omosessualità, si è già riconosciuta che ogni pulsione sessuale, anche contro-natura, deve essere soddisfatta, innalzando a criterio supremo il principio del piacere e non della ragione e della responsabilità. Tanto è vero questo che è altrettanto attestato che nel mondo omosessuale è pressoché assente la fedeltà.

Per concludere -e torniamo ad un punto che abbiamo già trattato- ci sembra che il cardinal Bertone abbia voluto non solo zittire chi, anche nell'ambito della Chiesa, vuole, attraverso lo scandalo dei preti pedofili, colpire l'indiscutibile ed evangelica istituzione del celibato ecclesiastico, ma anche mettere sulle proprie responsabilità tutti quei rettori e vescovi che finora non hanno adeguatamente controllato se certe richieste di entrare nei seminari fossero sincere...o motivate da qualcos'altro.

www.itresentieri.it

Wednesday, April 14, 2010

Aborto? Meglio una ruota e un telefono salvavite!

Dal sito Libertà e Persona.

Intervista a Giuseppe Garrone, inventore del telefono verde
di Francesco Agnoli (del 13/04/2010)

Professor Giuseppe Garrone, vuoi raccontare brevemente in cosa consiste la tua attività?
E' opportuno che racconti alcuni fatti. La mia attività assume una connotazione precisa quando nel 1992 decido di rilanciare l'istituto medievale della ruota degli esposti, dopo essermi accordato con un convento di suore della mia zona. La ruota era una antica modalità assai concreta e caritatevole di aiutare le coppie o le madri in difficoltà. Succedeva infatti che una mamma che non volesse il figlio, per i più disparati motivi, poteva abbandonarlo, senza essere vista, mantenendo l'anonimato, in una sorta di ruota incassata solitamente nel muro di un convento ed aperta all'esterno. Una modalità simile viene raccontata, ad esempio, nel celebre film "Marcellino pane e vino", e la sua effettiva funzionalità è testimoniata dall'esistenza del cognome Esposito o Degli Esposti, assunto in origine, appunto, da bambini abbandonati alla ruota, esposti appunto.
Ebbene, nel febbraio 1992 vengono trovati dalle mie parti due bambini, uno morto, nelle immondizie, l'altro ancora vivo, in uno spogliatoio di medici. Un giornalista della Rai dedica un servizio a queste vicende, stigmatizzando fortemente l'accaduto. Io, invece, vedo in queste vicende il dramma di quelle madri che non trovano oggi nessun aiuto alle loro difficoltà: l'unica strada che la nostra società indica loro è quella dell'aborto, quella di eliminare in maniera cruenta il proprio figlio.
Si elimina un problema sopprimendo una vita. In quelle madri che abbandonano le loro creature dopo averle partorite, invece, convivono la disperazione e la paura, insieme alla volontà, spesso, di non uccidere, di aspettare, di sperare che col tempo appaiano delle soluzioni.

Insomma, di fronte ad un evento così drammatico non ti limiti a fare il giornalista, a condannare, neppure a fare la morale: vuoi agire concretamente.
Esatto. Così, col tempo, proseguo nella mia idea e la mattina di Pasqua del 1992 la espongo in una intervista alla Rai. L'indomani, mentre sono via per accompagnare in macchina una ragazza madre marocchina, da sua mamma, arrivano a casa mia e nella sede in cui lavoravo una miriade di telefonate. Il giorno dopo, ritornato a casa, mi trovo davanti 12 troupes televisive pronte ad intervistare me e le suore che avrebbero accolto gli eventuali esposti.
L'intervista finisce in tutto il mondo, su "Life", di New York, su Radio Canada… Ma a Casale, dove vivo, il direttore del giornale diocesano non è contento: "Come! La notizia dovevi darla prima a me!". Sembrano piccole incomprensioni, senza significato, ed invece inizia la guerra, e non dalla parte che mi sarei aspettato! Fatto sta che anche le suore, forse spaventate dal can can, abbandonano l'idea della ruota e si decide di fare tutto nella nostra sede del Movimento per la Vita. Purtroppo anche stavolta qualcuno non apprezza: la sede non è di nostra proprietà e ci viene impedito di portare a termine il progetto. Intanto, nell'attesa di poter comprare una sede tutta nostra per agire liberamente, con gli amici promuovo un convegno al quale partecipano grandi personalità come Jerome Lejeune e Francesco Migliori. In questo convegno nasce una nuova idea: aprire una linea telefonica che risponda 24 ore su 24 per aiutare le coppie bisognose, in tutti i sensi.
Per aiutare le mamme che vogliono abortire, quelle in difficoltà economiche, quelle in preda ai rimorsi e alle depressioni tipiche del post-aborto. Così, non senza una certa fatica, riusciamo a realizzare una prima linea telefonica. Siamo ancora nella preistoria dei cellulari. Il nostro pesa un buon chiletto e si porta a tracolla. Per otto mesi lo porto sempre con me, 24 ore al giorno. Col tempo l'iniziativa riesce a riscuotere sempre maggior successo. Oggi vi sono ben quattro linee, tutte con lo stesso numero verde, molto facile anche da memorizzare (800 13000), con cui copriamo in qualche modo tutto il territorio italiano. Le prime quattro telefonate arrivano il 28 Dicembre: per noi è significativo. Si tratta infatti della festa dei santi martiri innocenti, i bambini uccisi da Erode.

E con l'idea della ruota come va a finire?
Ad un certo punto lancio l'idea di comprare una sede tutta nostra. Arrivano i primi finanziamenti, da un convento di suore dell'Olanda: 10.000 fiorini. E' una discreta cifra, che ci permette di lanciarci in questa nuova avventura. Riusciamo così ad acquistare la sede. Al piano di sopra sistemiamo una casa d'accoglienza per le ragazze madri. Siamo già al 1994. La nostra ruota può finalmente nascere. Purtroppo però stavolta non c'è nessuno a farci pubblicità. L'interesse del 1992 è scemato, e non è facile, con le nostre poche forze informare la gente di questa possibilità. Eppure un senso c'è, perché lo sappiamo tutti: bambini nelle immondizie si trovano, più spesso di quanto si potrebbe pensare. Ma anche stavolta i problemi non mancano: un deputato comunista ci denuncia, perché incentiveremmo l'abbandono. Questura, polizia, magistratura…ma alla fine un giudice, tra il resto non credente, mi assolve, anzi elogia l'iniziativa. E' uno stupendo riconoscimento!
Oggi in Italia ci sono 5 o 6 ruote. A quanto ne so tutte connesse ad un convento, ad un ambiente religioso, tranne la nostra.

E il telefono? Ogni volta che ti chiamo mi sembra di entrare in contatto con una centrale nucleare: ho sempre paura di disturbare, di togliere tempo a gente che ha veramente bisogno.
Sono sempre qui, con suor Chiara, in particolare. Perseguiamo tre finalità: salvare qualche creaturina dall'aborto; salvarla dal cassonetto delle immondizie; assistere le donne che crollano, dopo un aborto. Ho scritto un libro con 25 testimonianze di donne che hanno abortito: "Ma questo è un figlio", Gribaudi. Siamo alla sesta edizione. Ne ho viste di tutti i colori: donne che si sono suicidate; donne disperate, che non riescono a perdonarsi e che si tagliano le vene; fidanzati o mariti che costringono le compagne ad abortire…
Pensa che una volta, mentre ero alla trasmissione televisiva "Verissimo", ha telefonato, non a me, alla volontaria, che stava guardando la Tv, una donna che era tenuta reclusa dal fidanzato. L'indomani avrebbe dovuto andare in ospedale per l'operazione. Le abbiamo detto: vieni da noi, se vuoi, ti accogliamo nella nostra casa. E' venuta. Oggi è una donna felice, sposata: oltre a quel bambino ne ha altri due. Un'altra volta ho un incontro, a faccia a faccia, con una ragazza che deve abortire. Cerco di parlarle, e lei tace. Parlo e tace. Mi sembra di essere assolutamente impotente. All'improvviso lei scoppia in un uragano di pianto, un pianto liberatorio. Tira fuori dalla borsetta il certificato per l'aborto e me lo dà: tieni, te lo regalo! E' stata una gioia immensa, per entrambi, una liberazione!

Monday, April 12, 2010

Anglicani e pedofilia. Una storia di travi e pagliuzze

Quattrocento bambini molestati, un’intera zona infestata da ministri di culto pedofili che i superiori per quarant’anni si limitano a trasferire da una parrocchia all’altra, ostacolando in ogni modo le indagini della polizia. Una commissione d’inchiesta, condanne, scuse pubbliche che secondo le vittime non possono bastare, un vescovo che si dimette. L’ennesimo episodio di pedofilia nella Chiesa Cattolica? Niente affatto: si tratta dello scandalo dei pastori pedofili nella Chiesa Anglicana dell’Australia del Nord, scoperto nel 2003. La Comunione Anglicana fin dagli anni 1980 è stata devastata da alcuni dei più clamorosi scandali di abusi di minori e di pedofilia dell’intero mondo anglosassone. Nel giorno di venerdì santo del 2002 William Persell, vescovo di Chicago della Chiesa Episcopaliana – la branca statunitense della Comunione Anglicana – dichiarava in un sermone: “Saremmo ingenui e disonesti se dicessimo che quello della pedofilia è un problema della Chiesa Cattolica e non ha nulla a che fare con noi anglicani perché abbiamo preti sposati e donne prete. Non è così”.

Per questo i commenti dell’arcivescovo di Canterbury e responsabile mondiale della Comunione Anglicana, Rowan Williams, che il 3 aprile ha scatenato un attacco senza precedenti contro la Chiesa Cattolica, unendo la sua voce all’assalto di una lobby internazionale contro Benedetto XVI, sono apparsi a molti specialisti di abusi compiuti da religiosi come un pesce d’aprile di cattivo gusto e in ritardo di due giorni. Ma come? Il capo di una comunità dove gli abusi sono iniziati addirittura nel XIX secolo e continuano ampiamente ancora oggi si permette di attaccare il Papa? Non conosce forse la pagina del Vangelo sulla pagliuzza e sulla trave?

Statisticamente, Williams – che contrappone i protestanti ai cattolici – non potrebbe avere più torto. Secondo il sociologo Philip Jenkins, uno dei maggiori studiosi mondiali della questione degli abusi pedofili, il tasso di sacerdoti condannati per abusi su minori a seconda delle aree geografiche varia dallo 0,2 all’1,7% del totale, mentre per i ministri protestanti va dal 2 al 3%. Un rapporto del 2002 di un’agenzia protestante americana, Christian Ministry Resources, concludeva che “i cattolici ricevono tutta l’attenzione nei media, ma il problema è maggiore nelle Chiese protestanti” dove le accuse (certo da non confondersi con le condanne) negli Stati Uniti erano arrivate al bel numero di settanta alla settimana. Nella sole congregazioni della Comunione Anglicana i siti specializzati riportano centinaia di casi.

Questo dimostra, fra l’altro, che il celibato non c’entra: la maggior parte dei pastori protestanti in genere e anglicani in specie è sposata. Nel 2002 in Australia il pastore anglicano Robert Ellmore, sposato, fu condannato per avere abusato di numerosi bambini, fra cui la sua nipotina di cinque anni. Un pastore episcopaliano di Tucson, in Arizona, Stephen P. Apthorp, nel 1992 era stato condannato per avere violentato 830 volte la figliastra, inducendola a tentare il suicidio, a partire da quando aveva dieci anni. In Australia nel 1995 la Chiesa Anglicana aveva deciso di occuparsi del problema costituendo un “Comitato della Chiesa sugli abusi sessuali”. Uno dei membri più noti del comitato era il canonico anglicano Ross Leslie McAuley. Quando lo nominarono, i vertici della Chiesa Anglicana sapevano già che era sotto inchiesta per diversi casi di abusi omosessuali. Più tardi sarebbe stato descritto dai suoi stessi superiori come “un predatore sessuale”. Il 12 marzo 2009 in Australia un ex responsabile della Church of England Boys Society è stato condannato a diciotto anni di carcere per una lunga catena di abusi sui bambini. E le condanne continuano.

Sarebbe sbagliato qualunque atteggiamento del tipo “mal comune, mezzo gaudio”, né certamente la Chiesa Cattolica intende assumerlo. Al contrario, il Papa è impegnato a denunciare – come ha scritto nella “Lettera ai cattolici dell’Irlanda” – “la vergogna e il disonore” dei preti pedofili. Ma il capo anglicano Rowan Williams – che mantiene aperto il sacerdozio e l’episcopato agli omosessuali e ha auspicato l’introduzione in Gran Bretagna della legge islamica, la shari’a, per i musulmani – dovrebbe smetterla con il patetico tentativo di usare la questione della pedofilia per frenare la massiccia emorragia di anglicani che tornano alla Chiesa di Roma disgustati dalla sua gestione, lasciare al Papa il suo lavoro e occuparsi semmai di fare pulizia in casa sua.

Massimo Introvigne

La Passione della Chiesa

La Passione della Chiesa, che è in corso, è stata profetizzata per filo e per segno. Qualunque cosa si pensi delle moderne apparizioni della Madonna, i documenti parlano chiaro.

I due volti simbolo dell’attuale Passione della Chiesa sono il Papa e un povero e umile cristiano del Pakistan, Arshed Masih, 38 anni, che lavorava come autista a Rawalpindi.

Davanti a tre poliziotti e alcuni capi religiosi musulmani è stato cosparso di benzina e bruciato vivo perché si rifiutava di rinnegare Cristo e di convertirsi all’Islam.

E quando la moglie Martha, distrutta dal dolore, è andata al commissariato a denunciare l’assassinio del marito, è stata torturata e stuprata dai poliziotti davanti agli occhi atterriti dei figlioletti di 7, 10 e 12 anni.

L’episodio è di questi giorni, ma documenta il continuo, immane martirio di cristiani che nel Novecento è stato perpetrato sotto tutti i regimi, le ideologie e le latitudini.

Uno sociologo di Oxford ha calcolato in 45 milioni i cristiani che hanno perso la vita, in modo diretto o indiretto, a causa della propria fede.

Questo oceano di sangue cristiano era stato profetizzato esplicitamente a Fatima, dalla Madonna. E’ scritto nero su bianco.

Tale martirio resta tuttora sconosciuto ai più. Anzi, ad esso viene aggiunto il martirio morale della Chiesa trascinata sul banco degli accusati e bollata col marchio di infamia.

Sempre a Fatima la Madonna ha profetizzato la persecuzione del Papa e in una visione di Giacinta (una dei tre pastorelli, beatificata nel 2000), sembra di scorgere un suo linciaggio morale che pare coincidere con ciò che Benedetto XVI si trova a vivere in queste settimane.

Tale visione è descritta nella “terza memoria” di suor Lucia, datata 31 agosto 1941:

“Un giorno Giacinta si sedette sulle lastre del pozzo dei miei genitori… Dopo qualche tempo mi chiama.

- Non hai visto il Santo Padre?

- No !

- Non so com’è stato! Io ho visto il Santo Padre in una casa molto grande, inginocchiato davanti a un tavolo, con la faccia tra le mani, in pianto. Fuori dalla casa c’era molta gente, alcuni tiravano sassi, altri imprecavano e dicevano molte parolacce. Povero Santo Padre! Dobbiamo pregare molto per Lui!”.


Sembra la descrizione del linciaggio morale a cui è sottoposto oggi il Papa. E’ in corso infatti una delegittimazione morale della Chiesa di cui non si ricorda uguale, addirittura col tentativo esplicito di trascinare personalmente il Pontefice in giudizio come capo di un’accolita di malfattori.

Va aggiunto che alle persecuzioni contro la Chiesa seguono sempre disgrazie per il mondo. Infatti la visione di Giacinta prosegue così:

“Non vedi tante strade, tanti sentieri e campi pieni di persone che piangono di fame e non hanno niente da mangiare? E il Santo Padre in una chiesa, davanti al Cuore Immacolato di Maria, in preghiera? E tanta gente in preghiera con Lui?”.

Tutto questo martirio materiale e morale della Chiesa del XX secolo sembra rappresentare una svolta drammatica della sua storia millenaria.

Come è stato rivelato – quando stava iniziando – a un papa, quel Leone XIII, autore della “Rerum novarum” (la prima enciclica sociale) che traghettò la Chiesa nel Novecento.

Una mattina infatti, il 13 ottobre 1884 (lo stesso giorno dell’apparizione finale di Fatima: 13 ottobre 1917), dopo la celebrazione della Messa, mentre papa Leone XIII era in preghiera, fu visto alzare la testa come se avesse una visione.

Sembrò terrorizzato: gli fu dato di sentire un dialogo, presso il tabernacolo. Una voce orribile, appartenente a Satana, lanciava la sfida a Dio, dicendosi capace di distruggere la Chiesa se solo avesse potuto metterla alla prova (Satana disprezza sempre gli uomini che continuamente accusa. Mentre Dio dà sempre fiducia ai suoi figli).

Sembra sia stata permessa tale prova per circa un secolo.

Quindi papa Leone XIII – quella mattina del 1884 – vide in visione la Basilica di San Pietro assalita dai demoni e scossa fin dalle fondamenta.

La rivelazione al papa coincide con quella alla mistica Anna Katharina Emmerich, che scrisse:

“Se non sbaglio sentii che Lucifero sarà liberato e gli verranno tolte le catene, cinquanta o sessant’anni prima degli anni 2000 dopo Cristo, per un certo tempo. Sentii che altri avvenimenti sarebbero accaduti in tempi determinati, ma che ho dimenticato”.

Fu dopo quella visione che Leone XIII scrisse la preghiera, per la protezione della Chiesa, a San Michele Arcangelo che si è recitata alla fine della Messa fino al Concilio. Dopo il quale fu abolita e dopo il quale, già nei primi anni Sessanta, Paolo VI annuncerà drammaticamente: “Il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio”.

Di recente il famoso esorcista, padre Gabriele Amorth, ha spiegato che quel fumo di Satana in Vaticano va inteso anche in senso letterale: uomini sotto il potere di Satana che sarebbero presenti nella Chiesa e nel Vaticano stesso.

Che questo attacco demoniaco comprenda anche la caduta di alcuni preti in perversioni come la pedofilia (crimini contro i figli di Dio più innocenti e inermi: i bambini), è stato predetto dalla Madonna – a quanto pare – a La Salette nel 1846 (dove la Vergine preannunciò pure le sofferenze del papa e attentati ai suoi danni).

L’apparizione è riconosciuta dalla Chiesa, ma su questo testo non c’è un giudizio ufficiale: “La Chiesa subirà una crisi spaventosa” avrebbe detto la Madonna, “si vedrà l’abominio nei luoghi santi; nei conventi i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio diventerà come il re dei cuori (…) i sacerdoti con la loro cattiva vita sono diventati delle cloache di impurità”.

Dopo 150 anni, nella celebre Via Crucis del 25 marzo 2005, il cardinal Ratzinger constaterà: “quanta sporcizia nella Chiesa”. Con le pesanti parole di quella Via crucis probabilmente Ratzinger e Giovanni Paolo II intesero implicitamente rivelare (per obbedire alla Madonna), i contenuti ancora non pubblicati del “terzo segreto di Fatima”, dello stesso tenore della Salette.

Tutta questa serie di apparizioni della Madonna, che convergono nei contenuti, aveva lo scopo di avvertire che quella attuale è un’epoca eccezionale della storia della Chiesa e che è in corso uno speciale soccorso del Cielo.

Quello che è accaduto e che sta accadendo prova che gli avvertimenti profetici erano autentici e dimostra pure che la Madonna ha la missione speciale di salvare la Chiesa in questa terribile, lunga prova.

Purché la si ascolti. Perché il misfatto peggiore che il ceto ecclesiastico ha compiuto e può compiere è proprio quello di “disprezzare le profezie” e “spegnere lo Spirito”.

Fu perpetrato con le persecuzioni a preti santi, come padre Pio. E fu ripetuto in parte con Fatima, rifiutandosi per decenni di fare la Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria (per esorcizzare il comunismo), come chiesto dalla Madonna stessa.

Infatti, apparendo a suor Lucia, Gesù nel 1930 previde la persecuzione dei papi proprio a causa di quella sordità.

Adesso il “piano di salvataggio” della Madonna riemerge con le sue apparizioni a Medjugorje (“la prosecuzione di Fatima”, ha detto lei stessa).

Da quando, nel 1981, sono iniziate queste straordinarie apparizioni oltrecortina si è assistito al compiersi di varie profezie (sulla guerra in Jugoslavia), al crollo del comunismo e a un’ondata oceanica di conversioni.

Proprio in questi mesi una commissione vaticana, presieduta dal cardinal Ruini, sta valutando le apparizioni di Medjugorje di cui Giovanni Paolo II era certo ed entusiasta. Dovranno decidere se accogliere questo estremo, formidabile soccorso soprannaturale o rifiutarlo, smentendo papa Wojtyla.

Il ceto clericale, che oggi è al centro della tempesta, dovrebbe considerare con umiltà l’immensità dei frutti e dei segni di queste apparizioni.

E, consapevole dei propri enormi limiti, affidare la Chiesa alla protezione di Maria, l’Immacolata, la sola “senza macchia”.

In caso contrario…

Antonio Socci, su Libero del 2 aprile 2010

Friday, April 02, 2010

Auguri di buona Pasqua

Fulton Sheen e i contestatori della Chiesa

«Osserva acutamente un noto vescovo americano, Fulton J. Sheen, che coloro che sfuggono la Chiesa per l’ipocrisia, l’imperfezione delle persone religiose, si scordano che, se la Chiesa fosse perfetta nel senso da loro reclamato, non ci sarebbe in essa posto per loro.»

Luigi Giussani in Perché la Chiesa, Rizzoli, Milano 2003