Friday, November 30, 2007

Se non c’è Dio in queste parole, vorrei sapere dove

“Beati gli afflitti perché saranno consolati”.
Chiaro? Le categorie di pensiero dell’uomo sono del tutto sovvertite.
Nella Sua visione, quando sei afflitto, sei beato.
Lui non ha detto che toglierà qui e ora il motivo della tua afflizione. A volte lo fa, a volte no, anzi, spesso non lo fa. È possibile che tu rimanga nell’afflizione anche per tutta la tua vita terrena. Tutta. Senza sconti.
Ma quando sei afflitto, Lui ti è vicino e ti consola, qui e ora, fino alla fine.
Che cosa fai della tua afflizione dipende da te. La scelta è solo tua.
Qui non c’è religione che tenga. Qui c’è solo e unicamente la fede. Quella vera, quella per cui Lui ha anche detto: “Beati coloro che crederanno senza aver veduto”.

Wednesday, November 28, 2007

L’apostolato di Antonio Socci su La7

A chi avesse perso la splendida puntata di Otto e mezzo dedicata all’ultima fatica di Antonio Socci, Il segreto di Padre Pio, da pochi giorni in libreria, ricordo che può visionarla sul sito de La7.
La passione, l’entusiasmo e, mi permetto, la fede che Socci ha mostrato in questa, come in altre occasioni, sono un’ennesima conferma dell’enorme contributo che i laici possono fornire in tema di apostolato.
Ancora una volta, mi sembra doveroso ringraziare il grande Giuliano Ferrara e, perché no, Ritanna Armeni, la quale, da non credente, ha intervistato il collega cattolico con eleganza.

Thursday, November 22, 2007

«Il nuovo ateismo è a senso unico»

Michel Onfray, in Francia, più che come filosofo è noto come ateo militante (anzi, «ateo di servizio», come lui stesso si definisce). Passa da una conferenza a un talk show, in una girandola di occasioni pubbliche in cui diffonde un’accattivante filosofia edonista e libertaria, così facilmente recepibile da essere accusato di dispensare le stesse ricette di felicità che si possono trovare su Cosmopolitan. In Italia una sua versione meno brillante potrebbe essere Pierluigi Odifreddi, definito da alcuni come un «matematico da festival».
Sono figure nuove, alfieri di una violenta propaganda antireligiosa. René Rémond, lo storico e politologo francese da poco scomparso, nel suo ultimo libro (Il nuovo anticristianesimo, intervista con Marc Leboucher, ed. Lindau, pagg. 125, euro 13) non sottovaluta il fenomeno, e ribatte alle accuse, analizzandole a una a una. La più rovente è riassunta con efficacia dal titolo di un’intervista rilasciata dal filosofo: «Il cattolicesimo ci rende la vita impossibile». La fede in Cristo, dice Onfray, esalta il sacrificio e la sofferenza, promettendo un inesistente compenso oltremondano; intanto impedisce all’uomo di perseguire il suo scopo più naturale, la felicità ora e qui. A questa colpa ne aggiunge subito un’altra, quella di ostacolare la scienza e persino l’uso libero della ragione, pretendendo di limitare la ricerca scientifica.
Del resto l’inimicizia tra fede e scienza risale ai tempi di Newton e Galileo, e rivela l’anima nera, aggressiva e fomentatrice di odio, del cristianesimo come di qualunque altra religione. Chi si ritiene possessore della verità, difficilmente può rispettare l’esistenza di altre verità relative, che vede come minacciose. Le religioni, soprattutto quelle monoteiste, portano con sé il germe antico del fanatismo e dell’intolleranza: «Gli oltremondi - scrive Onfray nel suo Trattato di ateologia - mi sembrano subito contromondi inventati da uomini stanchi, sfiniti, essiccati dai ripetuti viaggi tra le dune o sulle piste pietrose arroventate. Il monoteismo nasce dalla sabbia». La laicità sarebbe quindi uno spazio assediato da visioni del mondo arcaiche, intrinsecamente antimoderne, e garantito nella sua genuina purezza solo dall’ateismo.
Rémond risponde punto per punto; contesta un modello di felicità concepito come puro appagamento dei desideri individuali, e confuta con pacata ragionevolezza le accuse rivolte ai cristiani. Perché va detto che la nuova polemica antireligiosa non colpisce tutti i monoteismi «nati dalla sabbia» con la stessa acredine: incrociandosi con le autocensure nei confronti dell’Islam, con l’imbarazzo storico nei confronti dell’ebraismo, e - soprattutto - con la politica, si concentra sulla Chiesa cattolica. In una recente intervista, il cardinale Camillo Ruini avanza una sua spiegazione: ai laicisti piace la Chiesa che perde, non quella che vince. Se la Chiesa è sotto tiro, insomma, è per via della sua ritrovata centralità e capacità di attrazione: «Meglio contestata che irrilevante», è la significativa sintesi dell’ex presidente della Cei.

Luca Volontè, in un libro appena uscito, Furore giacobino (Aliberti editore, pagg.
349, euro 18,50), offre un’esauriente panoramica degli attacchi sferrati contro il mondo cattolico sulla stampa italiana, negli ultimi due anni. Il conflitto si addensa soprattutto intorno ai temi eticamente sensibili - statuto dell’embrione, eutanasia, procreazione assistita, famiglia - ma assume quasi sempre toni aggressivi nei confronti della Chiesa e dei suoi membri più esposti. Il libro ha il merito di rendere evidente come il dibattito pubblico tra laici e cattolici si sia, negli ultimi tempi, irrigidito e ideologizzato. La grande stampa tende a deformare le posizioni della Chiesa, a selezionare solo ciò che può tornare utile alla polemica, ignorando il resto.
Nel mondo cosiddetto laico esiste una censura, pochissimo laica, che oscura non tanto (o non soltanto) le opinioni, quanto le informazioni. Bastano pochi esempi: nessuno, sul Corriere o La Repubblica, ha mai spiegato che la ricerca sulle cellule staminali ottenute dalla vivisezione degli embrioni ha fallito i propri scopi terapeutici, oppure che la pillola abortiva Ru486, che si vorrebbe introdurre in Italia, ha già prodotto 15 morti. Ma gli esempi sono infiniti, e basta scorrere le pagine di Volontè (che fra l’altro è capogruppo dell’Udc alla Camera) per rendersene conto. Al lettore resta da giudicare se si tratti di vero «furore giacobino», o se abbia ragione il cardinale Ruini, e la manipolazione delle notizie, come la violenza di alcune invettive, siano un indiretto tributo a una Chiesa non più perdente.

di Eugenia Roccella, il Giornale, 22 novembre 2007

Tuesday, November 20, 2007

Fede e religione

Qualche riflessione di ieri.

«Ma quando tornerò, troverò ancora la fede sulla terra? (Luca 18,8)». Il sacerdote si è chiesto: «Quando sarò al Tuo cospetto, Signore, troverai fede in me?».

«Non è la religione che salva. Ci salva la fede. Che è un legame d’amore personale con Cristo, legame che va oltre la religione cristiana. Non è una mia osservazione. È di un teologo che oggi è il pastore della Chiesa.»

«Essere cristiani oggi è molto più difficile che nel passato. I cristiani sono una minoranza, e questo è una fortuna, perché si è cristiani per scelta.»

Mi è venuta in mente la preghiera che Lui ci ha insegnato nella traduzione di Padre Giovanni Vannucci:
Padre nostro che sei nei cieli,
santo è il tuo nome
Il tuo regno viene
La tua volontà si compie
nella terra come nel cielo
Tu doni a noi il pane di oggi e di domani
Tu perdoni i nostri debiti
nell'istante in cui noi li perdoniamo ai nostri debitori
Tu non ci induci in tentazione,
ma nella tentazione ci liberi dal male.

Thursday, November 15, 2007

Chi ha paura del dogma cattolico?

Mi capita spesso di sentire questa frase: “Credo in Cristo al di là dei dogmi” o, alternativamente, “Ho una fede avulsa da dogmatismi”. Il sottinteso, che poi non è così sottointeso, è chiaro. Con queste espressioni si vuol criticare la Chiesa cattolica che, da sempre, predica e difende verità di fede, confluite nel Credo, che vanno prese o lasciate in blocco.
Ieri sera su La 7, a L’Infedele di Gad Lerner, si parlava del libro di Sergio Luzzatto su Padre Pio. In studio, insieme allo stesso Luzzatto, erano presenti il vaticanista del Giornale, Andrea Tornielli, e un paio di docenti universitari di cui non ricordo il nome. Più precisamente, uno dei due era un teologo che insegna al San Raffaele di Milano. Costui, nel pieno rispetto del cliché modernista, rifiuta il peccato originale, l’intervento salvifico di Cristo e l’inferno. In altre parole, lo ha detto chiaramente Gad Lerner, si tratta di un (ennesimo) teologo che si discosta da “una visione dogmatica del cristianesimo”. C’è di più. L’ultimo libro scritto dal teologo in questione, L’anima e il suo destino, contiene una prefazione di Carlo Maria Martini. Il cardinale sostiene che, pur non condividendo le tesi sostenute dall’autore (Deo gratias), ne comprende il senso profondo.
Ma guarda un po’! È vero che Martini è un cardinale di grande cultura, però, a me, povero cattolico ignorante, il senso di certe tesi sfugge!
Nel mio piccolo, vorrei fare una domanda a tutti coloro che hanno problemi coi dogmi cristiani, meglio, coi dogmi della Chiesa cattolica apostolica romana: mi sbaglio, oppure è Gesù stesso che nei Vangeli parla di peccato, vita eterna, paradiso, inferno, (del purgatorio vi sono accenni nel Vecchio Testamento), stridore di denti, Regno di Dio, satana e tanto altro ancora? Se le cose stanno così, con chi ce l’hanno coloro a cui non piacciono le verità della fede cristiana, meglio, i dogmi della Chiesa cattolica apostolica romana?
Forse ho capito: gli anti-dogmatici non ce l’hanno con la Chiesa cattolica, ce l’hanno proprio con quel Cristo che, stando ai Vangeli, risulta essere Dio. Ergo, se le verità che riguardano l’uomo e la vita ultraterrena non piacciono per come Lui ce le ha rivelate, allora si rifiutano i dogmi e ci si fa una bella fede secondo i propri gusti. Come se fosse un vestito cucito su misura, o un piatto di cui scegliamo gli ingredienti. Et voilà, les jeux sont faits!

Aggiornamento in E se Carlo Maria Martini fosse diventato Papa?

I copriwater sono blasfemi e i mussulmani hanno gli attributi

Su il Giornale di oggi – a proposito, quanto mi manca l’eleganza di Maurizio Belpietro nella direzione del quotidiano! - si dà notizia di un oltraggio alla religione mussulmana perpetrato in alcuni supermercati del Lazio. La polizia ha infatti bloccato la vendita di … tavolette per il gabinetto con su scritto un versetto del Corano. Pare che si tratti di un versetto importante, il 255, in cui compare per due volte il nome di Allah.
La denuncia dell’oltraggio è partita da un imam della comunità musulmana di Latina. Da qui la notizia è poi giunta a Londra, dove un importante quotidiano in lingua araba ha dato il via al tam tam e provocato i commenti risentiti e adirati di lettori e internauti fedeli a Maometto.
I leader mussulmani in Italia chiedono il ritiro dagli scaffali di tutti i copriwater blasfemi, la riconsegna dietro rimborso di tutti i pezzi finora acquistati e l’arresto del produttore, che potrebbe anche non essere cinese, come riportato invece nella stampigliatura.
Che dire? È inutile che ci giri intorno: mi sembra un po’ esagerata la richiesta di arresto, ma sono con i mussulmani; mi piace il fatto che reagiscano (civilmente e legalmente, s’intende) a chi insulta la loro religione. Come in occasione delle vignette danesi, continuo ad apprezzare che i musulmani esigano rispetto per ciò in cui credono.
Con questo non sto chiudendo gli occhi di fronte all’intolleranza odiosa verso i cristiani di alcuni governi arabi, così come non sto sorvolando sulla grettezza/disumanità di tanti aspetti della cultura musulmana. Al di là di tutto, però, è importante che per qualcuno esiste un confine da cui la blasfemia occidentale non passa. Certo, occorrerebbe una reazione dell’Occidente quando sono i mussulmani ad offendere Cristo, ma si sa, gli attributi scarseggiano da queste parti!